“Maggioranza e governo hanno detto tanti no alle proposte di modifica del decreto Aiuti ter, che per quanto ci riguarda hanno riguardato soprattutto la necessità di prendere atto che l’inflazione continua a crescere e i divari ad aumentare, in particolare rispetto ai lavoratori poveri e  alle famiglie che versano nelle condizioni più difficili. Da giugno 2021 sono stati stanziati 61,8 mld per provare a risollevare imprese e famiglie dalla crisi. Vanno apprezzate le soluzioni per le aziende inserite anche in questo decreto, con l’intento di affrontare i problemi non solo delle imprese energivore, ma dell’intero settore produttivo. Le risorse per le famiglie invece non bastano, specie per  i lavoratori poveri, cioé coloro che si trovano in una condizione che toglie dignità alle persone. Bastava allargare la platea del prelievo sugli extra profitti e aumentare l’aliquota per risolvere le difficoltà di chi, pur lavorando, non riesce a pagare le bollette o gli alimentari. Fare distinzioni tra chi svolge lavori precari, discontinui o intermittenti è grave”. Lo ha detto la senatrice del Pd Susanna Camusso, nel suo intervento in Aula. “Questo governo ha l’idea che la povertà sia una colpa e non una condizione determinata socialmente – ha proseguito Camusso – Nel nostro Paese c’è una grande questione salariale che riguarda sia il lavoro pubblico che il lavoro privato. Ma sentiamo parlare di fringe benefit e welfare aziendale, che riguardano circa il 12 per cento dei lavoratori occupati, quelli che rientrano nei contratti nazionali e nella contrattazione di secondo livello. L’idea di aumentare  la flat tax è uno schiaffo al lavoro dipendente perché a pari retribuzione i dipendenti pagheranno più tasse, mentre l’aumento del tetto al contante può addirittura favorire il ricatto del lavoro nero e non serve certo a migliorare le condizioni delle donne in part time involontario o dei lavoratori precari, discontinui e intermittenti”.


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