“Il 19 ottobre, a Sant’Antimo, in provincia di Napoli, Stefania Formicola, di 28 anni è stata uccisa dal marito con un colpo di pistola all’addome. Stefania era madre di due figli e aveva denunciato cinque volte il marito. Era andata via di casa, rifugiandosi dai suoi genitori. Ma non è bastato a salvarle la vita. Cosa non ha funzionato nella rete di protezione?”. Lo chiede in un intervento di fine seduta la senatrice del Pd Rosaria Capacchione che prosegue una staffetta con cui, tante senatrici e tanti senatori, vogliono ricordare ogni donna che viene uccisa per mano di un uomo a cui è o è stata legata da relazione amorosa.
“Salgono così a diciannove – sottolinea Capacchione – le donne che ricordiamo in questa staffetta, iniziata solo il 30 giugno. Anche in questo caso il femminicidio viene descritto dai giornali come un gesto estremo di un uomo disperato che non riesce ad accettare la separazione dalla moglie. Una spiegazione, insomma che dando una attenuante al colpevole, addossa alla donna una parte di responsabilità”.
“Per contrastare questo fenomeno e difendere i diritti delle donne – conclude Capacchione – continuiamo a riproporre con convinzione:
Un appello alla ministra per le Pari Opportunità e al Governo tutto: la cabina di regia, che si è riunita per la prima volta l’8 settembre scorso, monitori l’applicazione, i pregi e i limiti della legge 119/2013, e soprattutto dia piena e accurata attuazione del piano contro la violenza.
Un appello ai media: si smetta di giustificare gli assassini e di colpevolizzare le donne.
Un appello al paese, uomini e donne: sono 160 le donne uccise ogni anno, non possiamo più accettare questa mattanza”.