In Parlamento dal 1983, prima nella Democrazia Cristiana oggi eletto da indipendente nelle liste del Partito Democratico, Pier Ferdinando Casini conosce come le sue tasche sia la politica che il mondo della Chiesa. Comprende quindi il peso delle parole di Papa Francesco, che in un’intervista alla tv svizzera ha parlato del “coraggio di issare la bandiera bianca”, riferendosi all’Ucraina. Mentre sta per entrare negli studi di Metropolis, discute con HuffPost dell’espressione usata dal Santo Padre.

Senatore Casini, il Papa ha parlato di bandiera bianca in Ucraina, condivide?

“Non sono certamente d’accordo sul fatto che l’Ucraina debba alzare unilateralmente bandiera bianca, ma il Papa non voleva dire questo. L’ha ben spiegato il Cardinale Parolin (in un’intervista al Corriere della Sera, ndr)”.

E cosa intendeva quindi?

“La Chiesa non può giustificare la guerra. Per Francesco bisogna avere il coraggio di percorrere la via della pace. E lo devono fare aggressori e aggrediti. Oggi si cerca di mettere in contraddizione il Papa con il passato della Chiesa, ma anche Giovanni Paolo II aveva condannato la guerra in Iraq. Insomma, è la posizione tradizionale del Vaticano”.

Lei comunque non è d’accordo. Non userebbe l’espressione “bandiera bianca”, giusto?

“Come cristiano rifletto sulle parole del Papa e mi inchino, come politico difendo l’Ucraina, perché vuol dire difendere l’Occidente aggredito dalla Russia”.

Ma allora il Papa a chi parla quando dice che negoziare è un dovere?

“Parla a tutti. Senza esclusioni, può esserci sconcerto per questa espressione ma mi attengo dalla volontà del Papa”.

Qualche incomprensione, diciamo, l’ha creata. Tant’è che è intervenuto anche il cardinale Parolin.

“Sì, per precisare le parole del Papa. Perché estrapolare è facile, ma il suo pensiero è profondo. E sa bene che l’Ucraina è l’aggredito”.

Un altro aspetto che stona, di questa vicenda, è il silenzio della politica. Perché non è intervenuta?

“C’è rispetto per il Santo Padre e per la sua posizione. Posizione a volte scomoda. Pensiamo alla Palestina: tante volte la Chiesa non è politically correct ma è giusto così, perché si deve fare carico della sacrosanta difesa di Israele e di quella del popolo palestinese”.

Non vede imbarazzo nel governo?

“No, non credo. Tutti sanno distinguere le posizioni spirituali dal dovere laico della politica. C’è una distinzione dei ruoli. E poi mi faccia aggiungere una cosa”.

Prego.

“Da Draghi a Meloni c’è una continuità in politica estera, come deve esserci”.


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