Perché per i magistrati?
«Perché questa sentenza, come il proscioglimento di Renzi, dimostra la loro imparzialità. E fa giustizia di chi pensa che i magistrati siano un corpo marcio da estirpare».
A chi allude?
«E una tentazione che affiora come sentiment nella destra. Mentre la sinistra ha un`altra tentazione».
Quale?
«Quella di sperare che i magistrati possano risolvere per via giudiziaria questioni che sono esclusivamente politiche. Per questo io votai contro l`autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini».
Ma chi l`ha votata aveva forse realmente il dubbio che potesse esserci un reato: in quel caso è giusto delegare ai magistrati, no?
«Che fosse una questione palesemente politica era evidente, e con quell`autorizzazione il Parlamento si è reso subalterno ai giudici. La sinistra ha contestato con durezza l`operato di Salvini al Viminale, e ha fatto bene: ma ritenere che si configurasse un reato era, come si è dimostrato, un`architettura faziosa».
Al Viminale Salvini ci tornerebbe volentieri…
«Mi sembra un tema già risolto: la più contraria all`ipotesi è evidentemente la presidente del Consiglio. A chi già si agita, consiglio di rasserenarsi».
Altra questione che apre la sentenza: la maggioranza torna alla carica sulla separazione delle carriere dei magistrati.
«Una norma che rischia di ottenere il risultato opposto a quello sperato: costruire un corpo separato rischia di diventare dal punto di vista istituzionale una variabile impazzita. Il problema vero della giustizia è un altro: i tempi troppo lunghi. Non si possono lasciare le persone a bagnomaria per anni, come è capitato a Renzi e Salvini. O a Stefano Esposito (ex senatore Pd archiviato di recente, ndr): dopo sette anni di indagini che ti hanno compromesso carriera e affetti, quella che ottieni non è giustizia, è ingiustizia».
Quando è stato prosciolto Renzi, lei ha proposto ora di ragionare sul finanziamento ai partiti. Cosa intende?
«La cosa peggiore in democrazia è l`emotività. E il Parlamento in questi anni ha spesso preso decisioni sull`onda dell`emotività».
O del timore dell`impopolarità…
«C`è stata una lunga fase in cui era popolare pensare che la politica dovesse difendersi dando ragione a chi fa di tutta l`erba un fascio. Io fui tra i pochissimi a votare contro l`abolizione del finanziamento pubblico ai partiti».
Andrebbe reintrodotto?
«Non c`è dubbio. Ma legato a questo, bisogna attuare l`articolo 49 della Costituzione sulla vita dei partiti, per renderli contendibili e superare così i partiti personali. Vede, anche per chi non è tradizionalmente di sinistra come il sottoscritto, oggi esiste una questione gigantesca: troppe diseguaglianze e disparità; dobbiamo impedire che solo Musk, o i super ricchi, possano fare politica».
Senatore, c`è tensione tra maggioranza e magistrati anche sui centri per migranti in Albania. Chi ha ragione?
«Ci sono delle leggi e i magistrati sono tenuti ad applicarle».
Ma il progetto dei centri in Albania la convince?
«No, non è stata una grande idea. Avverto perplessità crescenti anche in maggioranza, e le condivido».
Però Meloni giura che funzioneranno
«Li difende strenuamente perché sono una proposta bandiera. Ma la politica dovrebbe smetterla di accapigliarsi su norme propaganda. In altro modo, ne abbiamo già visti altri di centri in Albania: se le ricorda le discussioni infinite sulle ronde della Lega? In Italia non se n`è fatta una…».
Intanto, l`opposizione prova a organizzarsi. Ci sono movimenti al centro: si parla di un’ipotesi Ernesto Maria Ruffini come federatore…
«Di nomi non parlo, non mi va di mettere nessuno nel tritacarne».
Ok, ma del progetto di un nuovo centro per lo schieramento di opposizione che ne pensa?
«Penso che debba avere alcune caratteristiche: si deve generare autonomamente, e non essere creato a tavolino da qualcuno. Deve sapersi rivolgere a chi non ha mai votato quell`area, per essere un valore aggiunto. E la leadership deve essere nuova, di qualcuno che sta sul campo: se c`è chi è in grado di fare tutto questo, per favore non chieda autorizzazioni a nessuno e vada avanti».


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