Il 12 giugno 1983, il Bologna allenato da Cesarino Cervellati pareggia in casa con il Monza e precipita, per la prima volta nella sua storia, in serie C1. Un mese esatto dopo, il 12 luglio, Pier Ferdinando Casini, tifoso rossoblù doc, stempera la delusione calcistica con la gioia per la sua prima elezione in Parlamento. Entra alla Camera a 27 anni, per la Dc, a cui è iscritto dal 1972, con 30mila preferenze. Casini festeggia in questi giorni 40 anni filati in Parlamento. Un record. E ricorda non senza nostalgia anche i tre anni passati in consiglio comunale, dove entra nel 1980 con oltre 81mila preferenze.
Senatore, che cosa è cambiato?
«Tutto. La politica di allora è imparagonabile a quella di oggi».
Da che punti di vista?
«Qualitativo. E poi per la rappresentatività, il radicamento sul territorio».
Anche a livello comunale?
«Anche le amministrazioni locali erano la sede di un dibattito politico alto».
Chi c`era, in quel consiglio?
«Sedevo a fianco di personalità come Renato Zangheri e Renzo Imbeni, del Pci; per la Dc c`erano Giovanni Bersani, Francesco Manzoli… E poi Fabio Roversi-Monaco (Pri), Luigi Preti (Psdi), l`amico Enrico Boselli (Psi) e Agostino Bignardi (Pli). Il meglio della società civile e della politica, anche nazionale. Un altro film, altre personalità».
Nostalgia?
«Beh, l`altro giorno leggevo la relazione di Edo Pessina, segretario provinciale della Dc, al congresso del 1983. Contenuti pesanti, scolpiti nella pietra. Oggi…».
Erano anni di forte contrapposizione fra Dc e Pci.
«Sul piano politico, ci divideva tutto: c`era il Muro di Berlino, c`era l`Urss. Ma c`era un minimo comune denominatore: la grande passione per la politica».
Insomma, non erano solo scontri.
«Ma no. Ricordo episodi emblematici».
Per esempio?
«Il Pci aveva le Feste dell`Unità. Noi allora pensammo a Feste dell`Amicizia, per stare fra la gente. Nel mio quartiere, il Mazzini, fummo i primi a volerle organizzare. Ma…».
Ma?
«Non sapevamo come fare. Non avevamo stand, niente…».
Come risolveste il problema?
«Il segretario di sezione ci disse: andate dal segretario della sezione Mazzini del Pci e fatevi spiegare».
Come andò a finire?
«I ‘compagni` ci aiutarono a mettere su gli stand, ci prestarono le impalcature. La passione per la politica era la stessa».
Si parlava però di consociativismo. E non era un complimento.
«Si è molto favoleggiato. Ma se Bologna è cresciuta, con la fiera, l`aeroporto, la tangenziale, è stato perché ciascuno portava acqua al mulino di Bologna. C`era forte competizione politica, ma si collaborava tutti per il bene della città».
Era così anche in Parlamento?
«Emilio Rubbi, Giancarlo Tesini, Virginiangelo Marabini e Nino Andreatta hanno sempre saputo distinguere la competizione politica dagli interessi generali, che vanno comunque salvaguardati». Cosa ricorda della sua prima campagna elettorale, nell`83?
«Fu entusiasmante. Ma riuscii a dare scandalo».
In che modo?
«Fui il primo a prendere i fascioni pubblicitari sul Carlino. Con slogan come ‘un voto coraggioso per l`Italia che vuole cambiare; o `per cambiare molto ci vuole poco: facce nuove e mani pulite. E poi spot in tv. Prima non si faceva. Poi tutti mi capirono.
Come affrontò la sua prima legislatura alla Camera?
«Con il dinamismo e la vivacità dei miei 27 anni. Da questo punto di vista, mi sento di chiedere scusa ai miei colleghi di allora, tutti più vicini ai 60».`.
Perchè