«Il voto spagnolo seppellisce il tentativo, che i più avveduti sul fronte moderato hanno già rifiutato, di costruire un`alleanza europea fra i popolari e la destra». L`ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, già a capo dell`Internazionale democristiana, si accomoda volentieri sul versante centrista per osservare l`esito delle elezioni di Madrid. Parla degli errori dei moderati che fanno scelte «innaturali» e dice che la prospettiva non è un ribaltone ma un allargamento della maggioranza che sostiene Ursula Von der Lyen.
Si aspettava la rimonta di Sanchez?
«Guardi, il risultato di queste consultazioni lascia la porta aperta a ogni soluzione per il futuro della Spagna: ma due cose le chiarisce. La prima è che il Centro, quando si piega a rapporti con le forze estreme, perde la sua identità e la ragione di esistere. Il Pp ha avuto un grande successo ma avrebbe senz`altro ottenuto la maggioranza se non avesse fatto in troppe regioni un patto con il diavolo».
Gli elettori spagnoli, lei dice, si sono spaventati.
«Si sono preoccupati di un ritorno al passato. Hanno avuto paura di un accordo, quello con Vox, che ha portato dei no vax alle presidenze di alcuni parlamenti regionali. Sono intese che hanno snaturato l`anima dei popolari e hanno spinto a una mobilitazione senza precedenti le forze della sinistra».
La seconda cosa.
«Beh, la seconda cosa – e io mi meraviglio che una donna intelligente come la Meloni non l`abbia capito – è che non esiste l`ipotesi di un governo europeo affidato solo alle forze popolari e di destra».
È lo schema di Manfred Weber e di Tajani.
«Schema legittimo ma che si allontana profondamente dalla tradizione di Kohl e di Angela Merkel: loro avevano capito per tempo che l`Europa – che non è un singolo Stato ma una federazione, un`entità in progress – non può essere affidata al governo di una parte. Le grandi famiglie devono convivere».
A questo punto, secondo lei, non andrà avanti il tentativo di costruire un`intesa fra Ppe e conservatori?
«È una soluzione problematica sul piano numerico, come dimostrato dal voto al parlamento europeo sull`ambiente, e contrasta con la storia e le esigenze dell`Ue. Dopo queste elezioni la formula Ursula è più forte di prima. La scelta di Von der Leyen è stata il frutto di un compromesso. E in politica i compromessi spesso sono necessità. Mi viene in mente una lunga chiacchierata con Kohl in una birreria di Berlino: mi ricordava che il suo principale alleato in Europa per lunghi anni era stato il leader socialista spagnolo Felipe Gonzalez».
Come finirà la partita delle alleanze?
«Capisco che la Meloni sia sospesa tra i doveri della militanza storica e il realismo dello stare al governo. Ma lo spazio che ha è quello di concorrere ad allargare la piattaforma europea, non sovvertirla. Può eventualmente allargare la maggioranza Ursula. Persino i 5Stelle compresero il rischio dell`isolamento e votarono l`attuale presidente della commissione europea».
Perché Meloni vince in Italia e Vox crolla in Spagna?
«Meloni, al di là del mio giudizio, è apparsa più rassicurante e inclusiva. Abascal è apparso per quello che è: un estremista».
Schlein dice che l`«onda nera si può fermare».
«Ha ragione perché la mobilità degli elettori consente di riaprire ogni partita. Sanchez è stato coraggioso e intelligente: oggi, rispetto a Feijòo, è quello che ha più possibilità di formare un governo. Anche se io credo che alla fine punterà nuovamente alle elezioni, per non impantanarsi nella ricerca dei numeri».