Giorgia Meloni «ha sbagliato» le mosse nella trattativa per le nomine dei vertici dell`Unione europea, ma sbaglia chi ora «si compiace» degli errori, perché in ballo c`è «il futuro dell`Italia».
Pier Ferdinando Casini, che errore ha fatto la premier?
«Interpretare un doppio ruolo, quello di premier italiano e quello di leader dei Conservatori europei, che l`ha fatta muovere con quella sorta di revanscismo da campagna elettorale anche dopo il voto».
A destra denunciano un «patto dei burocrati europei» contro i sovranisti e il volere del popolo.
«Non è così. Le elezioni sono state vinte da popolari e socialisti, i sovranisti si sono divisi in 4 aree diverse, i liberali restano una forza rilevante e si è creata una coalizione politica che tende a costruire una maggioranza su una co- mune idea d`Europa. Su temi come l`Ucraina c`è assoluta solidarietà».
Le sembra quindi una maggioranza omogenea?
«Su nodi cruciali sì. E poi come si può gridare allo scandalo quando in Italia c`è una maggioranza in cui FI è solidamente ancorata al Ppe, Salvini evoca golpe europei e Meloni raccorda? In Europa vale la logica che portò Kohl e Mitterrand a costruire un nuovo equilibrio europeo».
E perché l`opposizione non dovrebbe farlo notare?
«Una cosa è far notare, altra gioire per un eventuale fallimento. Primo perché, come ha detto Mattarella, c`è l`Italia di mezzo, e tutti noi dovremmo essere impegnati a rivendicare quello che ci spetta e a costruire un involucro di salvaguardia per il Paese. Secondo, perché i voti di Meloni potrebbero ancora contare quando il Parlamento europeo dovrà dare il via libera a von der Leyen. Terzo, perché abbiamo interesse ad avere un vice presidente operativo importante».
Potrebbe essere Fitto?
«Lo considero il più brillante rappresentante possibile, ma è scelta del governo».
Tornando a Meloni, cosa avrebbe dovuto fare?
«Non doveva incorrere nella tentazione di mescolare i suoi due ruoli. Nessuno in Europa vuole emarginare l`Italia. Io per il sistema italiano mi sarei augurato che Meloni, anziché indugiare con Le Pen, si fosse decisamente avvicinata al Ppe. Quella di entrarvi stabilmente fu la scelta più lungimirante di Berlusconi. Ma ho il timore che chi governa anziché andare avanti voglia esaltare i propri tratti identitari».
E se davvero Meloni fosse e volesse restare a capo di una destra dura e pura?
«Ma a Fiuggi Meloni e La Russa c`erano, e condivisero la svolta di Fini. È vero che giocano pericolosamente con alcuni rigurgiti estremisti che restano forti in FdI, ma se l`opposizione non vuole limitarsi a fare propaganda, fa bene a rimarcare ma poi deve impegnarsi per il bene dell`Italia».
Quindi il i8 luglio che dovrebbe fare la premier?
«Dare i suoi voti a von der Leyen, con la quale c`è un rapporto solido e assiduo, crearle una rete di protezione e poi passare all`incasso. L`alternativa è solo far saltare tutto e aspettare un tanto peggio tanto meglio generale».
Si dice che in quel caso una soluzione potrebbe essere proporre Tajani.
«Lui ha fatto una lunga stagione europea, credo sia sincero quando dichiara la sua indisponibilità. Ormai sta vivendo una fase diversa della sua vita politica».