Pier Ferdinando Casini, i filoeuropeisti hanno ottenuto la maggioranza in Polonia. Che cosa ci dice il voto di quel Paese?
«Quelle elezioni sono una lezione molto importante in attesa delle Europee. Anche perché, con tutto il rispetto per la Slovacchia (dove si è votato il 3o settembre, con la vittoria del candidato filorusso Robert Fico, ndr), la Polonia è un grande Paese».
Secondo lei quel voto «parla» anche al nostro Paese, ai leader italiani?
«Sì, dalla Polonia i principali contendenti della politica italiana dovrebbero trarre delle indicazioni. Paradossalmente è un insegnamento sia per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che per la segretaria del Partito democratico Elly Schelin».
Quale insegnamento secondo lei dovrebbe trarre la presidente del Consiglio dal voto polacco?
«Meloni dovrebbe capire che un episodio può rappresentare un caso, ma due episodi cominciano a diventare qualcosa di diverso. Prima c`è stato il voto ìn Spagna, ora in Polonia: quello che emerge è che il sovranismo anti europeo non paga e che, al di là di tutto, i popoli esitano a consegnare il proprio destino agli estremisti. Si è visto con Vox in Spagna e lo si vede oggi molto più clamorosamente ancora in Polonia. La gente si stanca dei facili slogan».
Quindi Casini lei non crede alla possibilità che in Europa, dopo le elezioni, si possa andare a un convergenza tra estrema destra e popolari? Eppure si è molto discusso di questa eventualità in quest`ultimo periodo.
«Questa è una sollecitazione che nei mesi scorsi, sull`onda della ricetta di Manfred Weber, è venuta più volte, ma ormai è stata palesemente archiviata. Non esiste. Il massimo che può fare Meloni adesso per l`Italia, e io mi auguro che lo faccia, è di concorrere a contribuire, come governante di un grande Paese, all`alleanza che si andrà a confermare dopo il voto tra popolari socialisti e liberali».
Lei è veramente convinto che si ripeterà quell`alleanza in Europa dopo le elezioni?
«Sì, è chiaro che è necessario che le grandi famiglie europee concorrano, in una fase anche di mutamenti istituzionali della Ue, al rinnovamento dell`Europa».
Cioè, si spieghi meglio…
«Oggi, in una fase in cui saranno necessari allargamento e riforme, l`Europa non può permettersi altre strade. La Ue ha bisogno del concorso di tutte le grandi famiglie politiche e dei grandi Paesi. Per questo motivo io mi auguro che ci siano anche i voti del partito di Giorgia Meloni per la nuova commissione Ue che si formerà dopo le elezioni».
E se la presidente del Consiglio invece decidesse di non seguire questa strada?
«Con o senza Giorgia Meloni non vi sono alternative all`alleanza tra popolari, socialisti e liberali. Chiunque nutra speranze diverse credo che dovrebbe aprire gli occhi».
Casini, lei sostiene che il voto in Polonia fornisce delle indicazioni anche alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein… Perché?
«Sì, Schlein e l`opposizione tutta devono trarre un`importante lezione dalla vicenda di questo voto polacco».
Quale lezione?
«All`estremismo non si può opporre un altro estremismo. Quella non può essere l`alternativa».
E quale sarebbe allora, a suo giudizio, l`alternativa all`estremismo sovranista?
«A quell`estremismo si devono contrapporre l`intelligenza e la moderazione. Donald Tusk è riuscito a mandare in porto un`impresa fantastica mettendo insieme pezzi di forze politiche diverse ma tenendo la barra dritta al centro. Non è un caso se in Polonia le estreme non sono state in grado di rappresentare un`alternativa valida».
Quindi Schlein e il centrosinistra a suo giudizio dovrebbero aprire le porte al moderatismo?
«Io sono convinto che se nell`opposizione italiana non c`è una voce forte di centrismo, l`opposizione stessa si rassegna alla marginalità politica».


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