Presidente Casini, la Corte penale internazionale ha fatto bene o male a chiedere l`arresto di per Netanyahu?
«Ritengo la politica di Netanyahu perniciosa per lo Stato d`Israele. E credo che avere tollerato in questi anni il massiccio flusso di denaro ad Hamas da parte del Qatar, solo per indebolire l`Autorità palestinese e per rendere inattuabile la soluzione di due popoli e due stati, sia la matrice di tutti gli errori. Inoltre, la politica degli insediamenti nel territori palestinesi non ha giustificazioni. Detto questo, c`è da aggiungere che l`equiparazione tra Netanyahu e Hamas è inaccettabile».
Dunque è sbagliata la decisione della Corte?
«Tutti i mandati di cattura possono essere criticati. Ma è un dato di fatto che il mandato di cattura esiste. Così come è un dato di fatto che noi abbiamo ratificato l`accordo e siamo impegnati, come autorità italiana, a rispettarlo. Voglio dire che è molto delicata la situazione e non credo che si possa risolvere, come propongono Salvini ed Orban, invitando provocatoriamente Netanyahu. Siamo ancora in uno Stato di diritto, almeno fino a prova contraria».
Hanno dunque ragione Meloni e Tajani?
«Comprendo la loro cautela. Il tema è di fondo. Lo si è posto anche per il mandato di cattura a Putin. Questi provvedimenti servono alla causa della pace o la complicano? Questo è il grande tema della politica internazionale. Un tema che però ci si doveva porre a monte e in generale, e non all`indomani di singoli casi».
Lei vede più spiragli di pace per il Medio Oriente o per l`Ucraina?
«Non sono un mago. Ma vedo che in Ucraina sono cominciate le grandi manovre per posizionarsi meglio ai tavoli dei possibili negoziati. Tutti stanno tentando di avere sul campo le posizioni migliori, perché sanno che l`amministrazione Trump può cambiare la politica di Biden ma il nuovo presidente americano è anche imprevedibile».
Trump è più un pericolo o un`opportunità per l`Europa?
«Può essere entrambe le cose. Vorrei far notare, per esempio, che l`aumento delle spese europee per la Nato qualsiasi amministrazione americana – magari con toni più educati – la chiederebbe, e lo ha fatto anche Obama. Poiché sono convinto che l`Ue debba essere più unita, credo che Trump possa indirettamente produrre reazioni positive nel nostro continente. E poi, come dice Macron, in un mondo di carnivori noi europei non possiamo rimanere gli unici erbivori. Questo vale soprattutto per il Mediterraneo».
Perché?
«Russia e Turchia stanno dando le carte. E l`Ue è ferma e fuori dal gioco. Apprezzo il tentativo del governo italiano con il Piano Mattei, per assumere un ruolo assertivo nel Mediterraneo. Ma credo che in questo tentativo ci siano più buone intenzioni che fatti concreti. Il vero Piano Mattei lo dovrebbe fare l`Europa, mettendoci risorse che noi non abbiamo».
Come vede il tragitto che si appresta a compiere la nuova commissione Ue?
«Il problema è che sorgono con forza sovranismi che zavorrano l`Europa, la paralizzano e la espongono ai veti dei piccoli Paesi».
Sta parlando anzitutto di Orban. Ma Meloni non sembra su quella linea.
«Io credo che il governo italiano si destreggi tra i sovranismi di casa nostra e il pragmatismo in Europa della premier, del ministro degli Esteri e del ministro della Difesa. Ma vi sembra possibile che non si riesca, nell`Ue, a superare il principio dell`unanimità? Bisognerebbe almeno stabilire che la possibilità di bloccare le decisioni europee fosse assegnata a un gruppo di Paesi rappresentativi di un numero minimo di cittadini. A meno che non si decida di andare sulla strada delle cooperazioni rafforzate e allora chi ci sta ci sta e chi vuole porre veti si metta fuori».
Lei si è molto impegnato per l`elezione di Fitto. In questo caso ha vinto il “partito delle istituzioni”?
«Ha vinto la ragionevolezza. Vorrei aggiungere che, nonostante i comprensibili aspetti negoziali, il Pd e Elly Schlein hanno dimostrato in questa vicenda responsabilità e serietà».
Queste virtù non possono essere importate in Italia, migliorando i rapporti politici?
«Se vogliamo aiutare il “partito della ragionevolezza”, evitiamo teorie sui massimi sistemi. Meglio procedere un passo alla volta. Questa settimana abbiamo l`elezione di quattro giudici costituzionali, su cui non è impossibile raggiungere un`intesa. Evitiamo che la Consulta sia messa nell`impossibilità di operare con il suo plenum».
Stesso discorso vale per la Rai?
«Anche lì, bisogna trovare un punto d`incontro, evitando l`accanimento terapeutico. Segnalo un rischio enorme che si sta materializzando per il servizio pubblico. Più la destra occupa la Rai e più si registra un abbandono silenzioso di milioni di telespettatori. Mi sembra un pessimo affare per tutti».
Dialogo chiama centro. Il Pd ha bisogno di una stampella moderata e magari questa carta si chiama Ernesto Maria Ruffini?
«Un solo consiglio mi sento di dare a chi ha l`esigenza di avere nella propria coalizione un centro forte. Il suggerimento è di non pensare di fabbricarselo in casa. I processi politici o nascono autonomi o non sono credibili. Sennò, si finisce per fare come ha fatto la destra in Emilia Romagna».
E cioè?
«Ha preso per queste ultime Regionali una degnissima persona “civica” e l`ha candidata. L`esatto opposto di quanto fece il mio indimenticabile amico Giorgio Guazzaloca, il quale si candidò da civico mettendo a margine i partiti. E vinse». Che cosa significa questo esempio? «Vuol dire che il Pd gli alleati di centro li deve cercare senza rincorrere la tentazione di volerli creare artificialmente».
Ultima domanda: lei ha letto il volume autobiografico, in uscita, in cui Angela Merkel tra l`altro parla molto bene di Berlusconi?
«Ho visto le anticipazioni. Quel che è evidente è che l`ex Cancelliera smentisce l`esistenza di un complotto internazionale contro Berlusconi avallato da Napolitano. Per saperlo, non avevo bisogno, con tutto il rispetto che merita Merkel, del suo libro».