«Sia il cardinale decano Giovanni Battista Re al funerale sia il segretario di Stato Pietro Parolin durante il Giubileo degli adolescenti hanno detto la stessa cosa: è bello ricordare Francesco, è giusto piangere la sua morte ma è soprattutto importante attuare la sua lezione».
Una lezione pastorale di grande umanità, senatore Pier Ferdinando Casini.
«Un pontificato tutto rivolto agli ultimi. Non possiamo dimenticare che gli ultimi giorni della sua vita Francesco ha voluto visitare il carcere di Regina Coeli, a Roma».
Mancavano due giorni alla Pasqua.
«Già. E mancavano appena tre giorni alla sua morte. Da qui vorrei partire, dalle carceri. Vorrei fare un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: occupiamoci dei detenuti. Concretamente. È la lezione di Francesco. La situazione delle carceri italiane non è più sostenibile».
Sono sovraffollate.
«Incredibilmente sovraffollate. Degradate. C`è carenza di strutture. La parola “rieducazione” in carcere diventa un semplice slogan».
Cosa intende dire?
«La settimana scorsa sono stato a fare visita al carcere di Rebibbia. Ho visto strutture belle: pizzerie, falegnamerie, cali center, anche luoghi dove commercializzano il caffè».
Quindi le strutture ci sono?
«Ma sono pochissimi quelli che riescono a utilizzarle. L`assenza di riabilitazione è un`assenza di speranza. Basta vedere quanti suicidi ci sono in carcere».
Uno ogni tre giorni, dicono le statistiche.
«Statistiche implacabili. Di questi, molti sono di persone che hanno quasi finito di scontare la pena. Che potrebbero essere liberi dopo due, tre anni».
Ci sono anche detenuti in attesa di giudizio che si tolgono la vita dietro le sbarre.
«È vero, anche se i detenuti che aspettano il giudizio sono molto diminuiti rispetto ad alcuni anni fa. Il dramma più evidente sono i detenuti di cui ho parlato prima. Ed è questa la fascia sui cui bisogna agire».
Agire in che modo?
«Mettere in atto le misure alternative se non prevedere un ritorno alla vita libera».
Pensa che sia questo un modo per alleviare le carceri?
«È un intervento significativo visto che oggi la popolazione carceraria è fatta per la maggior parte di condannati definitivi e molti hanno residui di pena molto bassi».
A cos`altro pensa?
«Nel breve tempo si può pensare ad un`amnistia, a un indulto, un segnale concreto. Nel 2002 ero presidente della Camera quando venne Giovanni Paolo II. Disse che una riduzione pur modesta della pena avrebbe incoraggiato il pentimento e il ravvedimento. Dopo qualche mese facemmo un indultino».
E nel lungo periodo che si potrebbe fare?
«Ripensare al ruolo del diritto penale che in una liberaldemocrazia del XXI secolo non può avere lo schema in cui l`unica forma di espiazione della pena è il carcere».
Questo governo però sta continuando a introdurre nuovi reati.
«E questo aggrava la situazione. Lo sostiene anche il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli che è un autorevole presidio istituzionale e che ha lanciato l`allarme sull`emergenza carceri. Ci sono tante persone di buona volontà che hanno a cuore questo problema, in tutte e due gli schieramenti. Ecco: a Giorgia Meloni chiedo di fare qualcosa subito, di concreto. Nel nome di Francesco».


Ne Parlano