Pierferdinando Casini, il consiglio di presidenza della Corte dei conti ha esaminato il caso di Marcello Degni e ha deciso di inviare gli atti al procuratore generale. «Innanzitutto vorrei fare una premessa: biasimare i comportamenti di un magistrato non significa generalizzare. La stragrande maggioranza dei magistrati contabili fa scrupolosamente il proprio lavoro. Perciò io dico: per fortuna che la Corte dei conti c`è. E infatti il disegno di legge per il superamento della corte presentato alla fine dello scorso anno da Fratelli d`Italia mi vede contrarissimo».
Ciò detto, lei biasima le affermazioni di Degni.
«Le sue valutazioni erano sbagliate e il rattoppo, con le interviste fatte dal magistrato è stato peggiore del buco, perché in pratica Degni teorizza di avere il diritto di dire tutto quello che gli passa per la testa, ma un magistrato contabile deve essere come la moglie di Cesare».
Cioè?
«Cioè non solo deve essere imparziale ma deve anche apparire anche tale. E aberrante che un magistrato si metta a elucubrare sul fatto che sarebbe stato meglio l`esercizio provvisorio e che l`opposizione avrebbe dovuto cogliere l`occasione per una mega ostruzionismo parlamentare per arrivare a questo obiettivo».
Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle, però, pur non dandogli ragione non lo hanno criticato.
«Già, eppure le forze d`opposizione dovrebbero essere le prime a condannare questo modo di fare. Se si contesta la maggioranza per una certa disinvoltura dei comportamenti, bisogna essere rigorosi, altrimenti non si è credibili. Se determinate affermazioni sono inaccettabili lo si deve dire comunque, anche quando si pensa che dirlo non serva a fare il proprio gioco».
Però lei non crede che siano saltati tutti gli schemi, e non da oggi.
«Sì, sono saltati tutti gli schemi. Basti pensare alle critiche di Giorgia Meloni nei confronti di Elly Schlein che non ha preso posizione su Degni. Dal punto di vista astratto la presidente del Consiglio ha ragione, ma la verità è che guarda la pagliuzza nell`occhio altrui per non vedere le travi nel suo. Le persone che hanno un senso delle istituzioni, e in questo paese ce ne sono ancora tante, non possono avere una doppia morale a seconda delle presunte convenienze».
Dunque secondo lei l`opposizione avrebbe dovuto far sentire la propria voce in questa vicenda che coinvolge Marcello Degni e avrebbe dovuto criticare il magistrato.
«Sì, sennò non si è credibili in niente, nemmeno nella contestazione degli atteggiamenti spregiudicati di questa maggioranza. Per l`opposizione è stata un`occasione mancata».
Quella di non aver chiarito che questo atteggiamento non può appartenere alla magistratura contabile?
«Si, l`opposizione avrebbe dovuto chiarire in limpido che questo tipo di atteggiamento non va bene».
Comunque in Italia questa vicenda non ha avuto una grande eco, negli altri Paesi europei sarebbe scoppiato un caso.
«In un Paese come il nostro dove da lungo tempo ai magistrati è riservato il diritto di esternare sulle fattispecie legislative di cui si discute in Parlamento, ci mancherebbe altro che uno si scandalizzasse più di tanto per questa vicenda… Ma, al di là delle battute, io credo che dobbiamo riportare tutto al rispetto delle regole».
Rispetto che in Italia latita da un po`.
«Negli anni nel nostro Paese c`è stata una tolleranza alle violazione delle regole, basti pensare al protagonismo fuori misura dei magistrati, accettato sia dalla destra che dalla sinistra a seconda dei casi e delle convenienze. Ma bisogna arrivare a un punto e a capo. Un magistrato contabile che dice che l`opposizione ha perso un`occasione per portare il Paese all`esercizio provvisorio è un irresponsabile. E bisogna avere il coraggio di dirlo anche perché così quel magistrato perde qualsiasi requisito di terzietà e rischia di far cadere il discredito sulla Corte».
Casini, forse una riforma della Costituzione servirebbe anche a questo, a rimettere regole e paletti che a quanto pare ormai sono stati abbandonati o, peggio, cancellati.
«Prima di parlare di qualsiasi riforma costituzionale è necessario tornare a rispettare le istituzioni sennò qualsiasi riforma è inutile»
Non le sembra di esagerare?
«No: la prima riforma costituzionale è avere la consapevolezza che i ruoli pubblici comportano un insieme di diritti e doveri. Solo nelle dittature si estendono i a dismisura i diritti e si cancellano i doveri. Ma questo non è compatibile con una democrazia liberale».


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