Pierferdinando Casini lo chiama «sconquasso». Fra Ucraina, Gaza e dazi fin qui il presidente americano «ha collezionato solo confusione». Un problema per gli Stati Uniti ma anche per l`Italia, che «sui temi di politica estera dovrebbe deporre le armi. Il momento è serio, maggioranza e opposizione dovrebbero accordarsi per un lodo bipartisan».
Casini, come vede la missione di giovedì di Giorgia Meloni a Washington?
«Meloni fa benissimo ad andare a Washington, e ad incontrare J.D. Vance il giorno dopo a Roma. L`importante è che porti un mattone alla causa europea. Ha buoni rapporti con Trump, li metta a disposizione dell`Unione. Ciò detto, mi pare il tema stia diventando un altro».
Ovvero?
«In tre mesi Trump ha prodotto uno sconquasso, tutte le sue mosse fin qui sono state un boomerang per gli Stati Uniti e la sua affidabilità. Ha messo dazi al mattino, li ha tolti la sera, ha promesso di porre fine alle guerre a Gaza e in Ucraina e invece di migliorare, la situazione è peggiorata in entrambi i casi. Se sei il principale azionista della società mondiale e produci confusione, il più danneggiato sei tu».
Sta dicendo che l`incontro sarà inutile?
«Con il passare dei giorni il viaggio della premier assume contorni diversi. Finché è stata in piedi l`ipotesi di pesanti dazi verso l`Europa, l`obiettivo era chiaro. Ora la missione è diventata più semplice, ma i margini per ottenere qualcosa che non sia puro folclore sono pochi».
C`è da capire le prossime mosse della Casa Bianca con la Cina. In Europa si è aperto un dibattito su come approcciarsi a Pechino. Antonio Tajani dice: aprire in funzione antiamericana sarebbe controproducente. Lei che ne pensa?
«Capisco, ma farei attenzione a non farmi chiedere da Trump di alzare altre barriere con la Cina. In fondo non tutti i mali vengono per nuocere: non riuscivamo a far partire il progetto della difesa comune, ed ora il progetto è partito. Lo stesso sta avvenendo sulle politiche commerciali: l`Europa aprirà nuove prospettive alle nostre imprese, in India, Sudamerica, Sudest asiatico».
Dunque sta invitando la premier a mostrarsi sfidante. E` così?
«I fuochi d`artificio di Trump non hanno portato nessun vantaggio anzitutto agli Stati Uniti. Ci hanno dato degli scrocconi, dimenticandosi che almeno trecento miliardi di risparmi europei vengono investiti ogni anno sui mercati americani. Smetterei di dire che occorre andare d`accordo ad ogni costo con Washington. Sappiamo tutti che il rapporto transatlantico è imprescindibile, ma la questione su cosa farne dopo questo sconquasso lo devono spiegare loro, non noi».
In queste ore Trump sembra aver abbassato i toni. Non è così?
«Certo, ma solo perché si è reso conto di avere sulla testa un enorme boomerang. In giro per il mondo sta circolando un campionario imbarazzante di inviati speciali. L`ultimo in ordine di tempo è questo Witcoff mandato da Putin, probabilmente bravissimo a fare soldi con gli immobili: la diplomazia è un`altra cosa. Faccio politica da 42 anni, non ho mai visto così tanti dilettanti allo sbaraglio».
Veniamo ora ai consigli a Elly Schlein. Cosa ne pensa del suo no al piano europeo di riarmo?
«Penso che in linea di principio lei abbia ragione: la difesa comune è un`altra cosa. In pratica sa benissimo che quanto deciso fin qui è un primo passo, necessario però. Temo ci sia una difficoltà di tutto l`arco costituzionale a capire fino in fondo i tempi che stiamo vivendo».
Cosa suggerisce?
«Bene che l`opposizione contesti anche duramente il governo sulle scelte in materia di sanità, scuola, sullo spreco di risorse peri centri in Albania, sulle scelte di politica economica: questo è logico e coerente. Ma una volta si teneva la politica estera al riparo da queste divisioni laceranti. E siccome siamo dentro una terza guerra mondiale a strappi, sarebbe il momento di un lodo bipartisan su questi temi. Evitiamo di utilizzare la tragedia ucraina o quella di Gaza per le nostre piccole polemiche quotidiane».


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