Quando papa Francesco parlò di guerra mondiale a pezzi, nessuno pensava che sarebbe stato così profetico», esordisce Pier Ferdinando Casini, senatore indipendente eletto nelle liste del Pd.
Netanyahu dice che eliminare Khamenei sarebbe la fine della guerra, dall`Iran si parla di distruzione di Israele come unica soluzione: dove stiamo andando?
«Netanyahu ha un interesse personale e politico ad andare avanti su tutti i fronti: ma mentre quando procede allo sterminio dei palestinesi a Gaza provoca un moto di esecrazione collettivo, quando dirige i suoi missili sull`Iran sa che il suo grado di impopolarità diminuisce. Perché, scusi il cinismo, ma molti pensano che Israele stia facendo il lavoro sporco per tutti».
Sono le parole che ha usato il cancelliere tedesco Merz…
«Mi riferisco soprattutto ai Paesi arabi sunniti e a quanti nel mondo ritengono la minaccia nucleare iraniana inaccettabile: cioè tutti, a parte la Russia e la Cina».
Ma la minaccia nucleare iraniana è così vicina? Secondo l`intelligente Usa mancavano tre anni a una possibile bomba iraniana.
«Netanyahu ha una posizione lucida, su cui evidentemente esprimo un totale dissenso, che è quella di continuare la guerra a ogni costo. Azzerati Hamas e Hezbollah, ora si è posto il problema dell`Iran. Ma era scritto che succedesse. E mi colpisce il ruolo di Trump».
Che ruolo ha?
«O è complice, o è incapace di fermare Netanyahu: in ogni caso mi sembra subalterno al premier israeliano».
E apparso ondivago su questa vicenda, prima parlava di mediazione, ora sembra pronto a scendere in guerra…
«Trump mi pare ondivago su tutto: dai dazi all`Europa alla firma sulle bozze del G7».
Lo è meno con la Russia: talmente è accomodante con Putin da averlo proposto come mediatore tra Iran e Israele…
«Una follia allo stato puro. Dare le chiavi di questo conflitto a Putin, al principale responsabile di un`altra guerra catastrofica, è come consegnare ai ladri le chiavi di una banca».
Pensa sia plausibile il dubbio evocato al G7: Putin dà una mano con l`Iran e ha in cambio il via libera sull`Ucraina?
«Mi auguro proprio di no. Ma una cosa ho capito con chiarezza: noi europei a questo punto dobbiamo diventare interlocutori fondamentali, non possiamo più limitarci a fare previsioni su quello che farà Trump. E dobbiamo continuare a sostenere l`Ucraina: facendolo, sosteniamo noi stessi».
Infatti finora è stato fatto: ma se Trump decidesse di tirarsi definitivamente indietro, sarebbe un guaio.
«Più l`Europa esiste, e più Trump è una tigre di carta. Più ci dimostriamo noi inadeguati, e più invece lui fa quel che vuole. So bene che non siamo nelle condizioni di procedere da soli, ma anche l`America non è nelle condizioni di staccare la spina dall`Europa».
Che impressione le ha fatto il G7, con Trump che se ne va in anticipo e attacca Macron?
«L`impressione che Trump fosse in un posto in cui non voleva essere e se n`è andato il prima possibile. Però alla fine le conclusioni le ha firmate e sì, ha insolentito Macron, ma insomma niente di nuovo sotto al sole. E Trump come lo conosciamo: uno capace di tutto e del suo contrario».
Giorgia Meloni come le sembra si stia muovendo in questo contesto?
«E in una posizione difficile: sa che i suoi interessi sono in Europa, ma la sua parte politica sta con Trump, per cui le tocca muoversi in un sentiero stretto. Mi pare però che stia tenendo una posizione decorosa, ad esempio sull`Ucraina. Avrei però da sottolineare una cosa».
Dica.
«Su Israele e Palestina non si può dire due popoli e due Stati e basta. L`enunciazione di principio va accompagnata al no a nuovi insediamenti nei territori palestinesi che il governo israeliano ha deliberato ancora la settimana scorsa. Su Gaza, credo che Meloni debba fare di più».
E l`opposizione cosa può fare? Sul piano di riarmo europeo restano contrarietà.
«Il piano è un primo passo, parziale e infelice nel nome. Ma il punto è che bisogna al più presto uniformare sistemi e apparati di difesa tra i singoli Paesi europei. Bisogna lavorare come fossimo un unico Stato, sapendo che è un`operazione lunga».
E d`accordo con Schlein: No al singolo riarmo ma sì a una difesa europea?
«Mi limito al fatto che Schlein è favorevole alla difesa europea. Non c`è dubbio che abbiamo la responsabilità di rafforzare il nostro apparato militare: non solo con carrarmati e fucili, ma soprattutto con cybersicurezza, spazio, controllo dei fondali marini».
Un bel pezzo di opposizione, inclusa una delegazione Pd, scenderà in piazza sabato contro il piano di riarmo: pensa sia un errore?
«Non mi permetto di dare giudizi, ma io di sicuro non ci vado».