‘Il premier è stato tra i primi a telefornarmi, mi ha detto che vuole impegnarsi direttamente per la città. L’assessore al bilancio? Sta lavorando, ma non dico chi è’
Lei, oltre che sindaco, ha detto che sarà assessore alla Sicurezza e che ha già scelto il responsabile del Bilancio e delle Finanze. Un personaggio esterno, non veneziano. Chi è?
«Neanche sotto tortura lo dirò» sorridendo con la bocca, mentre gli occhi se ne stanno fermi, retaggio di quand`era magistrato e dal volto non doveva trapelare nessuna emozione. «Posso solo confermare che è un personaggio fuori da ogni possibile conflitto di interessi e che sta già lavorando, perché ho bisogno di capire fino in fondo qual è la situazione reale».
Per il resto Felice Casson, vincitore delle primarie del centrosinistra, pensa a rinsaldare la coalizione («rimettendo assieme i pezzi che in questi mesi si sono scontrati duramente»), a mettere a punto il programma, e a vincere le elezioni amministrative.
«La Giunta e tutti gli altri nomi verranno dopo. La gente non chiede nomi ma risposte».
Anti renziano nell`animo, ha bocciato la riforma costituzionale e non è d`accordo nemmeno col jobs act anche se, per correttezza, non si è espresso. Di Renzi, però, ha copiato lo slogan della politica del fare.
«Spesso lo pronuncio alla toscana».
D`altro canto per governare una città come Venezia non si può stare a guardare chi ti sta antipatico.
«E Renzi non mi è nemmeno antipatico».
Appena saputo di aver vinto le primarie, non a caso si è rivolto a tutto il centrosinistra e ha parlato con i due segretari veneziani del Pd.
«Io ho la mia lista ma non si può prescindere dal Pd, alle ultime elezioni ha preso il 40% dei voti, e comunque nel partito ci sono tante anime».
Domenica chi ha votato per lei, però, ha votato contro il Pd.
«Contro un certo Pd: la gente ha bocciato una classe dirigente, alcuni meccanismi che non andavano e che sono legati anche al bilancio drammatico del Comune, e un modo di fare connivente, nel senso sociale, che non va più. Le persone mi hanno votato pensando ‘vogliamo avere ancora fiducia’ ma potrebbe essere l`ultima volta».
Temevate l`astensionismo.
«Molto, e quasi 13 mila votanti sono stati una forte risposta alla disaffezione».
Chi l`ha chiamata per congratularsi?
«Dopo Nicola Pellicani e Jacopo Molina, un italiano che vive a Miami e che avevo conosciuto andando a seguire il Partito democratico e, con l`occasione, a vedere le partite dell`Nba, poi il mio amico allenatore Frank Vitucci col quale giocavo a basket, e Matteo Renzi».
Cosa le ha detto il premier?
«Grande disponibilità a vederci subito per lavorare assieme. È pronto ad impegnarsi direttamente su Venezia».
Per uscire dal Patto di stabilità?
«Per farla uscire dal tunnel in cui è finita».
Con la sua la proposta per la riforma della Legge Speciale che dal 2010 è ferma a Roma?
«Era a buon punto quando è scoppiato lo scandalo del Mose e sono spariti tutti i riferimenti politici veneziani ma la strada è quella giusta».
L`autonomia finanziaria.
«Sì quella. Come il Friuli Venezia Giulia o le città post sismiche tipo Benevento. Venezia, inoltre, è già riconosciuta come una città speciale, e ha già un minuscolo Punto franco che potrebbe diventare grande».
È una vecchia richiesta degli Industriali veneziani.
«La parte finanziaria della mia proposta di legge l`hanno preparata proprio loro, al tempo di Luigi Brugnaro presidente. Dalla crisi della città possiamo uscire solo tutti assieme, sinistra e destra, forze sociali e forze imprenditoriali».
Perché vuole fare l`assessore alla sicurezza?
«Perché, assieme alla questione della legalità (le regole vanno rispettate, e c`è anche un mondo di centro e di destra che chiede la stessa cosa), è una delle questioni fondamentali poste dai cittadini: una volta alla sinistra dava fastidio, lo considerava un fattore di destra ma è profondamente sbagliato. La sicurezza è di tutti».
«Neanche sotto tortura lo dirò» sorridendo con la bocca, mentre gli occhi se ne stanno fermi, retaggio di quand`era magistrato e dal volto non doveva trapelare nessuna emozione. «Posso solo confermare che è un personaggio fuori da ogni possibile conflitto di interessi e che sta già lavorando, perché ho bisogno di capire fino in fondo qual è la situazione reale».
Per il resto Felice Casson, vincitore delle primarie del centrosinistra, pensa a rinsaldare la coalizione («rimettendo assieme i pezzi che in questi mesi si sono scontrati duramente»), a mettere a punto il programma, e a vincere le elezioni amministrative.
«La Giunta e tutti gli altri nomi verranno dopo. La gente non chiede nomi ma risposte».
Anti renziano nell`animo, ha bocciato la riforma costituzionale e non è d`accordo nemmeno col jobs act anche se, per correttezza, non si è espresso. Di Renzi, però, ha copiato lo slogan della politica del fare.
«Spesso lo pronuncio alla toscana».
D`altro canto per governare una città come Venezia non si può stare a guardare chi ti sta antipatico.
«E Renzi non mi è nemmeno antipatico».
Appena saputo di aver vinto le primarie, non a caso si è rivolto a tutto il centrosinistra e ha parlato con i due segretari veneziani del Pd.
«Io ho la mia lista ma non si può prescindere dal Pd, alle ultime elezioni ha preso il 40% dei voti, e comunque nel partito ci sono tante anime».
Domenica chi ha votato per lei, però, ha votato contro il Pd.
«Contro un certo Pd: la gente ha bocciato una classe dirigente, alcuni meccanismi che non andavano e che sono legati anche al bilancio drammatico del Comune, e un modo di fare connivente, nel senso sociale, che non va più. Le persone mi hanno votato pensando ‘vogliamo avere ancora fiducia’ ma potrebbe essere l`ultima volta».
Temevate l`astensionismo.
«Molto, e quasi 13 mila votanti sono stati una forte risposta alla disaffezione».
Chi l`ha chiamata per congratularsi?
«Dopo Nicola Pellicani e Jacopo Molina, un italiano che vive a Miami e che avevo conosciuto andando a seguire il Partito democratico e, con l`occasione, a vedere le partite dell`Nba, poi il mio amico allenatore Frank Vitucci col quale giocavo a basket, e Matteo Renzi».
Cosa le ha detto il premier?
«Grande disponibilità a vederci subito per lavorare assieme. È pronto ad impegnarsi direttamente su Venezia».
Per uscire dal Patto di stabilità?
«Per farla uscire dal tunnel in cui è finita».
Con la sua la proposta per la riforma della Legge Speciale che dal 2010 è ferma a Roma?
«Era a buon punto quando è scoppiato lo scandalo del Mose e sono spariti tutti i riferimenti politici veneziani ma la strada è quella giusta».
L`autonomia finanziaria.
«Sì quella. Come il Friuli Venezia Giulia o le città post sismiche tipo Benevento. Venezia, inoltre, è già riconosciuta come una città speciale, e ha già un minuscolo Punto franco che potrebbe diventare grande».
È una vecchia richiesta degli Industriali veneziani.
«La parte finanziaria della mia proposta di legge l`hanno preparata proprio loro, al tempo di Luigi Brugnaro presidente. Dalla crisi della città possiamo uscire solo tutti assieme, sinistra e destra, forze sociali e forze imprenditoriali».
Perché vuole fare l`assessore alla sicurezza?
«Perché, assieme alla questione della legalità (le regole vanno rispettate, e c`è anche un mondo di centro e di destra che chiede la stessa cosa), è una delle questioni fondamentali poste dai cittadini: una volta alla sinistra dava fastidio, lo considerava un fattore di destra ma è profondamente sbagliato. La sicurezza è di tutti».