«Ora che è saltato il tappo, si può riformare la giustizia». Felice Casson, ex giudice istruttore e oggi senatore del Pd, è convinto che «adesso, per la prima volta negli ultimi vent`anni, Berlusconi non ha più i numeri per bloccare la riforma del settore». E, «da presidente del Forum giustizia del partito» il Guardasigilli Andrea Orlando «aveva già messo a punto con magistrati e avvocati una serie di provvedimenti indifferibili per intervenire in profondità su temi ben precisi come la lotta alla corruzione e alla criminalità, il falso in bilancio e l`auto-riciclaggio, la modifica della prescrizione e il conflitto d`interessi, i delitti contro l`ambiente, le garanzie per la riservatezza delle persone e delle istituzioni». Insomma «è il momento buono per agire».
Ritiene che Renzi riuscirà a mettere mano alla giustizia?
«Sì. Vedo un`apertura di credito nuova. Orlando è del tutto fuori dalle logiche berlusconiane, quindi il suo pacchetto di interventi in tutti gli ambiti (penale, civile, amministrativo) potrà trovare anche il sostegno di 5 Stelle, Sel e del centro di Monti e Casini. Alla commissione Giustizia del Senato sono pronte le misure per accelerare i processi. In Parlamento ci sono i numeri per riformare il codice penale. Ad opporsi è il solito blocco ma non ha più la forza per impedire il cambiamento».
Da chi è composto questo blocco anti-riforme?
«Lo si è visto per le autorizzazioni a procedere, anche in questa legislatura. Forza Italia, Nuovo centrodestra di Alfano e Lega si ricompattano quando si discute di corruzione e falso in bilancio. A volte i leghisti sembrano distaccarsi ma poi arrivano ordini superiori e si riallineano. Il fatto politicamente più rilevante, però, è che, sui temi della giustizia, grillini, Sel e centristi fanno blocco con il Pd. Si è già perso troppo tempo: la macchina della giustizia penale è in uno stato inaccettabile. Servono norme adeguate per fare in modo che il carcere sia previsto solo per le situazioni di allarme sociale. Bisogna depenalizzare situazioni bagatellari, modificare le norme sulla custodia cautelare, prevedere misure alternative al carcere, consentire nella maniera più ampia possibile il lavoro e lo studio alle persone detenute, abrogare la legge Cirielli sulla recidiva oltreché le leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi».
E gli «incroci pericolosi» tra politica e magistratura?
«Due mesi fa il Senato ha fissato regole chiare per i magistrati che decidono di optare per l`attività politica e sarebbe opportuno che il testo fosse approvato al più presto dalla Camera. Vanno evitate sovrapposizioni: i due piani devono rimanere separati. Da una parte c`è la persona del magistrato che, in quanto cittadino, gode, come ogni altro, dei diritti fondamentali, tra cui quello dell`elettorato passivo, pur con limitazioni territoriali e temporali. Dall`altra parte, occorre garantire, per la magistratura, un`immagine di obiettività, imparzialità, terzietà. È giusto prevenire i conflitti che si possono creare nei casi di magistrati passati alla politica».
A proposito di magistrati, è d`accordo con il premier sul tetto agli stipendi delle toghe?
«Sì, ma bisogna chiarire che non si tratta di un provvedimento contro i magistrati. In Italia ce ne saranno 5-6 in tutto che guadagnano più di 240 mila euro e se gli stipendi previsti per questi ruoli apicali scendessero a 240 o anche a 200 mila euro non ci sarebbe alcun motivo di opporsi».