L’ex magistrato ora senatore Pd: ‘Da Milano a Venezia, ci sono nomi che ricorrono. Abbiamo spesso denunciato il bubbone del Consorzio’
«A Milano come a Venezia ci sono tra gli arrestati persone che erano state arrestate
vent`anni fa. Sono situazioni che si ripetono perché da solo l`intervento repressivo non basta», riflette Felice Casson, senatore Pd e magistrato oggi fuori ruolo, che a suo tempo da gip diede il via libera all`arresto dello stesso Giorgio Baita ora coinvolto nella vicenda del Mose.
Senatore, lei questo scandalo quasi se lo aspettava…
«C`erano indagini da almeno un paio anni, c`erano stati almeno un paio di
arresti eccellenti, quello del presidente del Consorzio e di un altro manager della
Mantovani, Baita, e tutto questo, insieme alle dichiarazioni di persone arrestate,
come da notizie giornalistiche, non potevano non condurre a ulteriori sviluppi. Così è stato. La magistratura ha condotto un lavoro accurato, fino a quando il giudice non ha emesso questi provvedimenti per motivi fondati».
A Palazzo Madama negli anni lei ha presentato più di un`interrogazione riguardo il Mose. Cos`era che non andava?
«Da quando sono in Senato, insieme altri senatori di centrosinistra, abbiamo ripetutamente presentato interrogazioni e interpellanze. Il vero bubbone era che il Consorzio fosse concessionario unico di tutte le opere relative al Mose. E questo è avvenuto contrariamente a tutte le indicazioni dell`Unione Europea e senza verifiche, perché non ci sono mai stati controlli sul presidente del Magistrato alle acque, tanto
che fra gli arrestati risultano due ex presidenti».
Come è potuto succedere?
«Era un`anomalia molto grave, ripetutamente denunciata, e ora si capisce perché. Giravano molti, troppi soldi, per giunta soldi pubblici e chi doveva controllare non ha controllato».
Pochi giorni fa la bufera di Expo 2015, ora il Mose. È una nuova tangentopoli? «Queste sono situazioni che si ripetono costantemente nel tempo. A Milano è stato arrestato Greganti, a Venezia Baita: sono persone arrestate già tanto tempo fa. Abbiamo iniziato vent`anni fa e proprio nella tangentopoli veneta, che cominciò prima di quella milanese, da gip ho proceduto all`arresto dello stesso Baita, su richiesta della procura. Questa è la prova che restano grumi di malaffare che non si risolvono solo con l`intervento repressivo. Se non ci sono sistemi di controllo efficienti, tutto poi si ripete».
Servono interventi normativi?
«Ci sono tre aspetti importanti. Quello etico e culturale del rispetto regole, che non è scontato. Quello della prevenzione che bisogna far funzionare, vanno semplificate le norme, verificate le fasi degli appalti e l`affidamento dei controlli, che devono essere seri costanti. C`è poi l`aspetto repressivo, ma quando interviene la magistratura penale i buoi sono già scappati dalla stalla».
A quali norme si riferisce?
«Quelle in materia di appalti pubblici, serve che siano chiare ed evidenti, senza
possibilità di sotterfugi, anche a tutela della concorrenza perché è indubbio che l`illegalità incide anche sul libero mercato, un aspetto confermato anche dalla banca mondiale e dall`Ue».
E il ddl anticorruzione? Se ne parla proprio nella commissione del Senato di cui lei è vicepresidente.
«Quel ddl riguarda solo la repressione, rimangono intatti gli altri due e occorre avere la volontà politica e sociale di farli funzionare, bisogna che ci siano controllori onesti e corretti, col senso delle istituzioni e non sensibili agli interessi di chi gestisce profitti enormi».
E il coinvolgimento dei politici? C`è una questione Pd?
«C`è una questione che coinvolge delle persone, alcune delle quali fanno parte del Pd. Da quello che si capisce ci sono vari filoni d`indagine e accuse diverse, bisogna vedere quali sono le contestazioni. In uno dei filoni è coinvolto l`ex ministro Matteoli, per il quale è stato già interessato il tribunale dei ministri, in un altro i vertici della Regione Veneto, per una gestione degli affari pubblici secondo l`accusa totalmente illecita. È fondamentale che la magistratura, possa continuare a operare in maniera
approfondita, senza limitazioni a favore di nessuno. E compito del Pd è di avere nelle amministrazioni persone esenti da qualsiasi ombra e far valere le regole del suo statuto che sono più rigide di quelle del codice penale».