‘Per i violenti un sistema di norme che regolino gli accessi agli stadi e pene certe. Per voltar pagina serve più impegno dei club e un percorso culturale per i giovani’
«Da troppo tempo il problema dei violenti nel calcio viene preso sotto gamba. Servono misure speciali coerenti. Non bastano i Daspo a vita per svoltare». Il tono di Felice Casson è fermo e la sua voce è più significativa di altre. Magistrato di valore, con tante battaglie civili alle spalle, ora parla nella veste di senatore e in qualità di vice presidente della Commissione Giustizia a Palazzo Madama.
Per lui il calcio è un divertimento e come tale lo vive tuttora: «Da difensore centrale faccio la mia parte nella nazionale magistrati. Domenica in Veneto abbiamo giocato per beneficienza contro i cantanti e una selezione di Exodus. Una giornata bella, la prova che il calcio è socialità. Invece le immagini dall’Olimpico sabato sera hanno e confermato che in questi anni abbiamo sbagliato metodo».
Serve un’assunzione di responsabilità collettiva.
«Non basta. Servono fatti, non possiamo restare più in balìa dei violenti».
Ha delle proposte?
«Ne ho parlato con il ministro Orlando. Lui s’era già mosso da parlamentare. Ora vedremo se ci sarà un disegno di legge, ma occorrono misure ad ampio respiro che coinvolgano tutte la parti in causa».
Negli stadi entra di tutto.
«Servono perquisizioni capillari, Magari con ingressi dedicati per chi sceglie di non portare oggetti. Tutti gli altri abbiano la pazienza di aspettare. E poi la video-sorveglianza non va più frenata dalla privacy. Anche per la flagranza differita, la polizia deve avere più margini».
 Le norme esistono…
«Non servono nuove leggi, ma va armonizzato il sistema per renderlo più efficace». Come la mettiamo con il garantismo?
«I facinorosi che usano il calcio come veicolo delle loro trame sono molto pericolosi perché i loro atti condizionano folle intere. Perciò va fatta una distinzione con i reati, per esempio, di natura politica o sindacale».
Ora c’è una sorta di parificazione.
«Anche i magistrati a volte prendono sotto gamba certi episodi. Non deve accadere più. Prendiamo il caso di De Santis: nel 2006 lo salvò la prescrizione…»
Cosa occorre?
«Le direttissime per fatti del genere devono essere tali. Va oliato un meccanismo che renda la giustizia più efficace. Ma serve un cambio di marcia anche dai club».
Lo abbiamo sentito tante volte.
«Purtroppo è vero, ma stavolta l’impegno deve essere massimo. Serve pure un percorso culturale che aiuti le giovani generazioni a cambiare l’approccio al calcio».
 Non è un percorso semplice.
«Mi iscrivo al partito della linea dura. Ci saranno i tentativi di addolcire i provvedimenti, ma siamo ad un punto di non ritorno».
 Fa discutere la trattativa coi napoletani.
«Un bruttissimo momento in una serata da brividi, Io insisto: dobbiamo prevenire e liberare il calcio da questo flagello. Nessuna avversione per gliultrà, ma è nel loro interesse tener fuori le mele marce».
Lei tifa sempre Milan?
«Da quando ero ragazzo, da tempi non sospetti. La passione resta, nonostante la proprietà… E’ la prova che il calcio è un sentimento che va difeso».
Cosa pensa di Seedorf ?
«Deve fare esperienza. Piuttosto va rifondata la difesa per ripartire».