Felice Casson minaccia di approfittare del diritto al voto in dissenso, e esprimere, insieme al gruppo dei non allineati con Renzi, parere contrario sulla riforma del Senato: «Quando si vota un certo tipo di testo, si attrae un certo tipo di voto in aula». L`ex giudice si augura che «almeno una parte della nuova camera sia elettiva», forte anche della convergenza di posizione con M5s, una parte di Forza Italia e Sel. E anche lui, come Pippo Civati, guarda con interesse ai sommovimenti nel partito di Vendola. 
L’ area del dissenso non renziano si organizza e spera in un risultato positivo per la battaglia sull`elettività al Senato. I margini di trattativà si sono allargati da quando anche un pezzo di Forza Italia ha cominciato a chiedere esplicitamente una seconda camera eletta direttamente dai cittadini. Il premier potrebbe comunque ignorare le minoranze interne del Pd, ma a quel punto andrebbe incontro a un voto di dissenso in aula. Posizione che ci racconta Felice Casson, che insieme a Civati, Chiti, Tocci e Mineo, ha elaborato la proposta di riforma di minoranza dei democratici non allineati.
Casson, come si avvicina la sinistra del Partito Democratico alla riforma del Senato?
 La nostra intenzione è di seguire gli emendamenti che abbiamo proposto durante l`iter parlamentare con l`obiettivo di farli approvare.
Non sarà facile, la bozza di Renzi è lontana dalle vostre posizioni.
Siamo certamente favorevoli alla riforma del Senato. Siamo favorevoli alla riduzione dei parlamentari e al superamento del bicameralismo perfetto, così come alla presenza della rappresentanza locale e regionale, e alla rinuncia al voto di fiducia sul governo. L`unica cosa su cui la pensiamo diversamente è l`importanza dell`elettività del senato. In passato abbiamo criticato il porcellum e non vogliamo trovarci di fronte a situazione simile.
I rappresentanti del Senato che ha in mente Renzi verrebbero comunque scelti tra persone decise dai cittadini alle elezioni comunali o regionali.
Si ma sarebbero eletti in seconda battuta dai partiti, e non dai cittadini direttamente.
Pensate che l`apertura di Renzi ai 5 stelle sulla reintroduzione delle preferenze alle urne possa portare un clima più favorevole anche alle vostra posizione sull`elettività anche al Senato?
C`è nel Pd sicuramente un punto di ricaduta possibile. È quello di una parte di Senato eletto direttamente e un`altra con rappresentati provenienti dalle autonomie locali.
Alla vostra posizione si sono avvicinati anche pezzi di Forza Italia. State facendo asse con loro?
 Non c`è un asse con Forza Italia. A favore dell`elettività del Senato c`è anche Sel, fuoriusciti presenti nel gruppo misto, i 5 stelle.
Ma vi siete incontrati con Minzolini e la fronda forzista?
 Non abbiamo fatto nessun incontro specifico con pezzi di Forza Italia. Noi parliamo con tutti, i nostri emendamenti sono stati inviati a tutti, ma non abbiamo fatto asse con nessuno.
Cosa risponde a chi vi accusa di remare contro la linea di Renzi, ampiamente legittimata dal voto alle europee e dal partito?
All`assemblea nazionale del Pd, durante i lavori del Senato, e in aula, ha detto chiaramente che rispetta l`articolo 67 della Costituzione, che garantisce libertà di voto anche in dissenso col proprio gruppo parlamentare.
Dunque, se Renzi dovesse tirare dritto senza prendervi in considerazione…
Quando si vota un certo tipo di testo, si attrae un certo tipo di voto in aula.
Nel frattempo, alla vostra sinistra il quadro è molto mutato nelle ultime settimane. La diaspora e il riposizionamento che ha interessato Sel vi riguarda, oppure non è affare del Pd?
Sicuramente è interessante. Per altro, la situazione è ancora in movimento, ma la stiamo seguendo con attenzione.
Civati proprio pochi giorni fa è andato alla festa di Sel dicendo ‘Non mi è costata nessuna fatica venire qui.
 La settimana prossima andrò a un dibattito sulla corruzione a un`iniziativa organizzata proprio da Sel. Dunque, anche a sinistra, attenzione e dibattito aperto.