«Non esco dal Pd, perché mai dovrei? Per la verità, non ci ho mai pensato».
Senatore Felice Casson, l`hanno vista tutti parlare a lungo con Dario Stefàno di Sinistra ecologia e libertà… «E allora?
Stefàno è il presidente della Giunta per le immunità di Palazzo Madama, l`organismo che ha votato contro la richiesta dei magistrati di Trani di usare intercettazioni e tabulati telefonici del presidente della commissione Bilancio».
L`altra notte lei si è smarcato in dissenso dai suoi colleghi.
«Cos`altro potevo fare? È arrivato l`ordine dall`alto…».
Quanto in alto? Dal capogruppo Zanda, dal Nazareno o da Palazzo Chigi?
«Non lo so quanto in alto. So che non avevo altra scelta. Hanno salvato Antonio Azzollini, indagato per una presunta maxifrode da 150 milioni di euro».
Presunta, senatore.
 «Sì, ma… è la casta che protegge uno della casta… Ho pensato ‘o questi sono incompatibili con il Parlamento, o io sono incompatibile con loro’. Così mi sono sospeso dal eruppo».
Ma scusi, non si era già sospeso?
«Sì, per la riforma del Senato. E non ero rientrato, ma nessuno se ne è accorto. Altro che giallo!».
E questa volta? Rientrerà la sua autosospensione?
«Mi sono sospeso per dare un segnale politico dopo una decisione sbagliata a tutela della famigerata casta. Zanda vuole parlarmi, ma io non ne voglio sapere».
Allora è vero: sta pensando di traslocare in Sel, magari assieme ai civatiani Tocci e Mineo…
«No, davvero. Non è il momento di fare scissioni. Però la fiducia sulla delega è una forzatura assoluta, regolamentare e costituzionale. E il rifiuto del dialogo. Trovo assurda questa impostazione».
In direzione Renzi ha aperto.
«Poi però ha chiuso di nuovo e questo metodo politico non va bene».
Davvero hanno minacciato di espellere dal Pd chi avesse votato contro o fosse uscito dall`Aula?
«Non mi risulta».
Renzi ha tirato fuori l`articolo 18 per costringervi a lasciare il Pd?
«No, non credo sia questo. Io comunque non ho alcun timore, non sono nato col Pd e non morirò col Pd».
Per questo parla con Sel?
«Parlo con tutti, anche con Calderoli».