“Apprendiamo con soddisfazione che venerdì prossimo, 10 novembre, il Governo risponderà in aula alla Camera all’interpellanza urgente presentata dall’On. Pia Locatelli e firmata da oltre 50 deputati, in parallelo con quanto si sta facendo in Senato, sulla condanna a morte del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali “. Lo dichiarano la Senatrice a vita Elena Cattaneo, il Presidente della commissione Diritti Umani Sen. Luigi Manconi e la Sen.ce Elena Ferrara, che lo scorso 25 ottobre hanno presentato un’interpellanza urgente al Governo, sottoscritta finora da 133 senatori, sulle sorti di Ahmadreza Djalali, scienziato e ricercatore condannato a morte a Teheran lo scorso 21 ottobre.
“L’attenzione sul caso deve restare alta: dati i legami che Djalali ha col nostro Paese e in particolare con l’Università del Piemonte Orientale, con cui ha collaborato assiduamente negli scorsi anni – proseguono i Senatori – crediamo che questa sia l’occasione per il Governo italiano, in primo luogo per il Ministro degli Esteri Angelino Alfano, di offrire parole chiare e una ‘road map’ precisa per l’assistenza diplomatica e consolare al ricercatore, in modo da impedirne la messa a morte, garantire il rispetto dei suoi diritti e arrivare prima possibile alla sua liberazione”.
“In un articolo uscito su Nature il 23 ottobre scorso, a firma Michele Catanzaro – spiegano – e da noi citato nell’interpellanza, vengono riportate drammatiche dichiarazioni di Djalali, che sostiene di essere stato incarcerato e condannato per aver più volte rifiutato di lasciarsi coinvolgere dai servizi segreti iraniani in attività di spionaggio ai danni di alcuni Paesi europei”.
“In questa vicenda – concludono – riteniamo che l’Italia possa e debba ricoprire un ruolo di rilievo, sia attraverso le proprie sedi diplomatiche, sia, come già auspicato nell’interpellanza presentata, coinvolgendo le Istituzioni europee ed in particolare l’Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per scongiurare l’esecuzione della sentenza di messa a morte e restituire alla libertà il dr. Ahmadreza Djalali”.