«Qui tutti sanno tutto… Ho già imparato in questa prima giornata», sorride il senatore Antonio Misiani da Bergamo, inviato dalla segretaria Elly Schlein come commissario del Pd in Campania. Ore 15, Misiani bussa alla sede in via Santa Brigida. Ad accoglierlo, il neo segretario del Pd di Napoli Giuseppe Annunziata e il presidente Francesco Dinacci. Tre ore in avanscoperta, per entrare subito nel ruolo dopo la nomina scattata sabato. Neanche 48 ore e Misiani sbarca in città. In agenda, anche per i tempi stretti, non avrebbe il sindaco Gaetano Manfredi e il governatore Vincenzo De Luca. Ma basta una telefonata di Piero, il figlio deputato del presidente, per combinare un appuntamento: «Antonio, se sei a Napoli, passa in Regione…». Si sparge la voce che commissario e governatore si vedranno alle 17. Misiani lascia la sede ma risale pochi minuti dopo. «Resto qui per oggi…», dice ai funzionari. E De Luca? Rinviato. Da Santa Lucia hanno richiamato il commissario: il presidente non può. Un cambio in corsa che alimenta sospetti su divergenze in casa De Luca: il figlio che spinge per il vis a vis e il padre che dà forfait? Il retroscena vuole che De Luca Jr si ritrovi in bilico in queste ore
sull’incarico di vice capogruppo alla Camera. Sarà silurato visto che ha sostenuto l’avversario di Schlein, Stefano Bonaccini? Pare che sia stato proprio Piero a convincere il padre a schierarsi al congresso con il governatore emiliano. Ora la nomina di Misiani, legato all’ex ministro Andrea Orlando, la corrente tra le più contrarie a De Luca, è letta come uno schiaffo. E un calcio alle ipotesi di terzo mandato in Regione. Basterebbe approvarsi in consiglio regionale una norma sul modello Zaia in Veneto. La voterebbero i consiglieri regionali dem? «Il tema è nazionale – mette le mani avanti Misiani – ci sarà una posizione del Pd perché riguarda l`assetto delle istituzioni territoriali.
E quindi andrà definito un orientamento del partito a Roma, a partire dalle iniziative che promuoverà la segretaria Schlein». Uno stop. Prima di mettere piede in città Misiani fa sapere: «Io parlo con tutti: De Luca, Manfredi, dirigenti, militanti. Poi è chiaro che c`è un mandato preciso che mi è stato attribuito da Schlein: è quello di intervenire in una situazione in cui, durante il congresso, si erano verificate cose non accettabili. A partire dalle vicende del tesseramento di Caserta finite sui giornali e nei tribunali». Non a caso il primo ieri a sedersi di fronte al commissario è il tesoriere Nicola Salvati. Nelle lotte intestine ci sono finiti anche i conti con parlamentari e soprattutto consiglieri
regionali morosi. «C’è bisogno del contributo di tutti – dice Misiani – politico ma anche organizzativo. Solleciterò. Si mettono in fila i problemi, si affrontano». In contemporanea il segretario Annunziata e Dinacci fanno un primo vertice con i partiti di centro sinistra per le Comunali di maggio, si vota in 18 Municipi nella provincia. «Devo farmi ancora una panoramica – dice Misiani – Farò un punto con i segretari delle federazioni. Sono un estimatore del sindaco Manfredi, quella è una esperienza di governo che sta funzionando molto bene». Fa capolino Franco Roberti, le cui dimissioni dalla presidenza della commissione per il congresso hanno portato al commissariamento. Dopo Roberti, entra nella stanza di Misiani Rosetta D’Amelio, che è stata la candidata alla segreteria regionale voluta da De Luca prima dello showdown. L’ultima chiacchierata con Pier Paolo Baretta, l’assessore al Bilancio di Manfredi, già sottosegretario al ministero dell’Economia quando Misiani era viceministro. Insomma, un volto amico. Prossime mosse? Giovedì Misiani potrebbe ritornare. Ma De Luca e Manfredi sarebbero in programma dopo Pasqua. Poi lunedì 17 i consiglieri regionali. Sabato la sede resterà chiusa: è prevista una tinteggiatura. C`è da rifarsi il lo ok. Scherzando, un dirigente dem indica le lesioni nelle pareti: «Troppe ferite e lacerazioni…».