In questo modo saranno di più i nominati, i cittadini non capirebbero
Sì alla soglia abbassata al tre per cento, bene il premio alla partito e non alla coalizione. Ma per Vannino Chiti la vera battaglia, ora, è per abolire i capilista bloccati, che renderebbero inefficace l`introduzione delle preferenze, svuotate di ogni valenza nei partiti minori. «Meglio un listino bloccato del 25 per cento, come nel Mattarellum», propone, anticipando il testo di un suo emendamento. L`ex ministro delle Riforme, ed ex presidente della Conferenza delle Regioni, è considerato un po` il capofila dei senatori riottosi del Pd sulle riforme. «Ma io non mi sento parte di nessuna minoranza – rivendica -, se chiedo queste modifiche è perché sono preoccupato della tenuta del sistema, della credibilità stessa della politica, e anche del governo Renzi».
Darete quindi battaglia, al Senato?
Mi faccia prima dire i punti su cui siamo d`accordo. Siamo d`accordo sulla soglia abbassata al tre per cento. La governabilità è già assicurata dal premio di maggioranza, questa percentuale più bassa controbilancia bene il testo sul piano della rappresentanza, non è giusto tenere fuori dal Parlamento segmenti di elettorato che possono raggiungere anche un milione e mezzo di elettori. Quella del nostro Paese è una storia inclusiva, è bene tenere dentro e non fuori dal sistema queste minoranze. Su questo e sul premio al partito, con la previsione in subordine del ballottaggio, se nessuno supera il 40, io dico che il nuovo testo è migliorato.
E le preferenze?
Sarebbero un`altra novità importante se con il gioco dei capilista non la si vanificasse. Sarebbero operative solo per il primo partito, mentre nel secondo solo due sarebbero gli ‘eletti’. In definitiva i ‘nominati’ sarebbero il 60 per cento, se aggiungiamo che i componenti del Senato saranno espressione di secondo livello e non scelti dai cittadini…
Ma con il gioco delle candidature plurime gli ‘eletti’ non saranno molti di più?
Questo non risolve, crea solo un altro problema. Chi si candida in 10 collegi di fatto vanificherà la scelta degli elettori nei 9 che non sceglierà, e dalla sua opzione, ancora una volta non dai cittadini, dipenderà l`elezione o meno di un deputato.
I partiti pongono il problema di tutelare un certo numero di dirigenti nazionali svincolati da legami territoriali.
Quest`esigenza c`è, ma la si tutela nella chiarezza, come avveniva con il Mattarellum, che attribuiva il 25 per cento dei seggi attraverso listini bloccati, lasciando il 75 con le preferenze. E noi siamo per l`alternanza di genere nei listini, e con la doppia preferenza di genere, questo creerebbe un sistema virtuoso: lo proporremo con un emendamento, in subordine a un altro che chiede le preferenze per l`attribuzione della totalità dei seggi.
Renzi è avvertito?
Il nostro non è un avvertimento, ma un suggerimento. Leale e costruttivo. Se ci siamo posti il problema di ridare la parola ai cittadini, se abbiamo scartato i collegi uninominali dobbiamo evitare che le preferenze si rivelino un autogoal, negate nei fatti dopo averle accordate. Lo dico a Renzi in maniera accorata. Questa crisi fra cittadini e istituzioni che non trova una via d`uscita non ci consente altri errori. Come primo partito, come partito di governo a maggior ragione, gli elettori non ce lo perdonerebbero.
Darete quindi battaglia, al Senato?
Mi faccia prima dire i punti su cui siamo d`accordo. Siamo d`accordo sulla soglia abbassata al tre per cento. La governabilità è già assicurata dal premio di maggioranza, questa percentuale più bassa controbilancia bene il testo sul piano della rappresentanza, non è giusto tenere fuori dal Parlamento segmenti di elettorato che possono raggiungere anche un milione e mezzo di elettori. Quella del nostro Paese è una storia inclusiva, è bene tenere dentro e non fuori dal sistema queste minoranze. Su questo e sul premio al partito, con la previsione in subordine del ballottaggio, se nessuno supera il 40, io dico che il nuovo testo è migliorato.
E le preferenze?
Sarebbero un`altra novità importante se con il gioco dei capilista non la si vanificasse. Sarebbero operative solo per il primo partito, mentre nel secondo solo due sarebbero gli ‘eletti’. In definitiva i ‘nominati’ sarebbero il 60 per cento, se aggiungiamo che i componenti del Senato saranno espressione di secondo livello e non scelti dai cittadini…
Ma con il gioco delle candidature plurime gli ‘eletti’ non saranno molti di più?
Questo non risolve, crea solo un altro problema. Chi si candida in 10 collegi di fatto vanificherà la scelta degli elettori nei 9 che non sceglierà, e dalla sua opzione, ancora una volta non dai cittadini, dipenderà l`elezione o meno di un deputato.
I partiti pongono il problema di tutelare un certo numero di dirigenti nazionali svincolati da legami territoriali.
Quest`esigenza c`è, ma la si tutela nella chiarezza, come avveniva con il Mattarellum, che attribuiva il 25 per cento dei seggi attraverso listini bloccati, lasciando il 75 con le preferenze. E noi siamo per l`alternanza di genere nei listini, e con la doppia preferenza di genere, questo creerebbe un sistema virtuoso: lo proporremo con un emendamento, in subordine a un altro che chiede le preferenze per l`attribuzione della totalità dei seggi.
Renzi è avvertito?
Il nostro non è un avvertimento, ma un suggerimento. Leale e costruttivo. Se ci siamo posti il problema di ridare la parola ai cittadini, se abbiamo scartato i collegi uninominali dobbiamo evitare che le preferenze si rivelino un autogoal, negate nei fatti dopo averle accordate. Lo dico a Renzi in maniera accorata. Questa crisi fra cittadini e istituzioni che non trova una via d`uscita non ci consente altri errori. Come primo partito, come partito di governo a maggior ragione, gli elettori non ce lo perdonerebbero.