Caro direttore,
Le chiedo ospitalità per alcune considerazioni sulla riforma costituzionale, ora in discussione in Senato. Chi, su alcuni punti, ha presentato proposte diverse, è stato accusato di sabotaggio. Al contrario vogliamo le riforme: sono urgenti. Devono però essere buone riforme, altrimenti la nostra democrazia si impoverirà. L`elezione indiretta provoca anche un pasticcio inaccettabile sull`immunità. Da un lato la estende agli amministratori in modo improprio, dall`altro differenzia tra sindaci e tra consiglieri regionali. C`è ampio accordo sul fatto che la Camera abbia l`esclusività del rapporto di fiducia con il governo e l`ultima parola su gran parte delle leggi, compresa quella di bilancio. Occorre mantenere – come in molte grandi democrazie competenze paritarie di Camera e Senato su Costituzione, leggi elettorali e referendum, ordinamenti dell`Ue e delle Regioni, diritti fondamentali, quali quelli delle minoranze, la libertà religiosa, i temi eticamente sensibili. Non sui diritti ma sugli altri aspetti e sul numero dei senatori – 100 e non più 150 – si è tenuto conto delle nostre proposte: segno che non erano delle invenzioni per perdere tempo. Ritengo che sui diritti fondamentali debba mantenersi un bicameralismo paritario: non possono essere di esclusiva competenza della maggioranza di governo. È un ruolo di garanzia e di equilibrio da far svolgere al Senato: se per la Camera si adotta una legge maggioritaria che assicuri governabilità, è necessario avere un Senato aperto alla presenza delle forze più rappresentative in ogni regione. E importante una sua piena legittimazione attraverso l`elezione dei senatori da parte dei cittadini, in concomitanza con quella dei consigli regionali. Non ci sono rischi di far rientrare dalla finestra la fiducia aí governi: il Senato non si formerebbe in un`unica elezione né sarebbe sciolto ad una stessa scadenza. È anche superficiale dire che la riforma della Camera, con la riduzione da 630 a 470 deputati, non sia all`o.d.g. Chi lo stabilisce? Ci sono emendamenti precisi: si deve dire sì o no! Mi è stato ricordato che in passato ho sostenuto l`opzione del Bundesrat tedesco: è vero. Da sempre sono convinto che sia l`unica alternativa al Senato elettivo. Il modello tedesco va preso tutto quanto, non a piacimento. Nel Bundesrat siedono solo i governi regionali – non consiglieri e sindaci – e votano in modo unitario; sulle leggi non bicamerali, il Bundestag può modificare proposte del Senato solo con una maggioranza uguale a quella con cui sono state approvate. Infine, il Bundestag è eletto con legge proporzionale e sbarramento al 5%. Altre soluzioni non convincono. Gli Stati Uniti hanno sperimentato il Senato di secondo grado: sono passati al voto diretto dei cittadini dopo aver registrato gravi casi di corruzione e una rappresentanza troppo localistica. La Francia nel marzo scorso ha stabilito che dalle prossime elezioni non si potrà essere più sindaci, presidenti di regione e parlamentari. Esperienze fallite, da noi diventano innovazione? Voler mantenere ai cittadini il diritto di scegliere con il voto i loro rappresentanti nelle istituzioni sarebbe conservazione? Nel XXI secolo la democrazia è sfidata non solo dai terrorismi, ma da semplificazioni che danno vita a quella che viene definita dittatura delle maggioranze, un affievolirsi cioè dei controlli sui governi. E un pericolo dal quale guardarsi. La democrazia ha bisogno di partecipazione e governabilità, non di contrapporre l`una all`altra.
Le chiedo ospitalità per alcune considerazioni sulla riforma costituzionale, ora in discussione in Senato. Chi, su alcuni punti, ha presentato proposte diverse, è stato accusato di sabotaggio. Al contrario vogliamo le riforme: sono urgenti. Devono però essere buone riforme, altrimenti la nostra democrazia si impoverirà. L`elezione indiretta provoca anche un pasticcio inaccettabile sull`immunità. Da un lato la estende agli amministratori in modo improprio, dall`altro differenzia tra sindaci e tra consiglieri regionali. C`è ampio accordo sul fatto che la Camera abbia l`esclusività del rapporto di fiducia con il governo e l`ultima parola su gran parte delle leggi, compresa quella di bilancio. Occorre mantenere – come in molte grandi democrazie competenze paritarie di Camera e Senato su Costituzione, leggi elettorali e referendum, ordinamenti dell`Ue e delle Regioni, diritti fondamentali, quali quelli delle minoranze, la libertà religiosa, i temi eticamente sensibili. Non sui diritti ma sugli altri aspetti e sul numero dei senatori – 100 e non più 150 – si è tenuto conto delle nostre proposte: segno che non erano delle invenzioni per perdere tempo. Ritengo che sui diritti fondamentali debba mantenersi un bicameralismo paritario: non possono essere di esclusiva competenza della maggioranza di governo. È un ruolo di garanzia e di equilibrio da far svolgere al Senato: se per la Camera si adotta una legge maggioritaria che assicuri governabilità, è necessario avere un Senato aperto alla presenza delle forze più rappresentative in ogni regione. E importante una sua piena legittimazione attraverso l`elezione dei senatori da parte dei cittadini, in concomitanza con quella dei consigli regionali. Non ci sono rischi di far rientrare dalla finestra la fiducia aí governi: il Senato non si formerebbe in un`unica elezione né sarebbe sciolto ad una stessa scadenza. È anche superficiale dire che la riforma della Camera, con la riduzione da 630 a 470 deputati, non sia all`o.d.g. Chi lo stabilisce? Ci sono emendamenti precisi: si deve dire sì o no! Mi è stato ricordato che in passato ho sostenuto l`opzione del Bundesrat tedesco: è vero. Da sempre sono convinto che sia l`unica alternativa al Senato elettivo. Il modello tedesco va preso tutto quanto, non a piacimento. Nel Bundesrat siedono solo i governi regionali – non consiglieri e sindaci – e votano in modo unitario; sulle leggi non bicamerali, il Bundestag può modificare proposte del Senato solo con una maggioranza uguale a quella con cui sono state approvate. Infine, il Bundestag è eletto con legge proporzionale e sbarramento al 5%. Altre soluzioni non convincono. Gli Stati Uniti hanno sperimentato il Senato di secondo grado: sono passati al voto diretto dei cittadini dopo aver registrato gravi casi di corruzione e una rappresentanza troppo localistica. La Francia nel marzo scorso ha stabilito che dalle prossime elezioni non si potrà essere più sindaci, presidenti di regione e parlamentari. Esperienze fallite, da noi diventano innovazione? Voler mantenere ai cittadini il diritto di scegliere con il voto i loro rappresentanti nelle istituzioni sarebbe conservazione? Nel XXI secolo la democrazia è sfidata non solo dai terrorismi, ma da semplificazioni che danno vita a quella che viene definita dittatura delle maggioranze, un affievolirsi cioè dei controlli sui governi. E un pericolo dal quale guardarsi. La democrazia ha bisogno di partecipazione e governabilità, non di contrapporre l`una all`altra.