I progressisti devono misurarsi con idee e valori che danno un senso profondo alla politica
ORA È IL TEMPO DELL`UGUAGLIANZA: UNA VISIONE ED UN IMPEGNO CHE SCARDINA- NO MODI DI PENSARE, di leggere la crisi e di agire. A dare con forza questo messaggio non è un leader politico ma Papa Francesco. Così interpreto i suoi gesti e interventi. Quello che sta avvenendo nella Chiesa Cattolica – prima con l`enciclica Caritas in Venkate di Benedetto XVI, ora con l`azione di Francesco, con la sua straordinaria capacità di incontrare le persone, di valorizzarne la dignità come un valore non negoziabile, di dare concretezza all`opzione per i poveri ed alla necessità di uno sviluppo giusto e sostenibile – dovrebbe rappresentare un momento di attenzione seria per le forze progressiste.
Non si tratta di cedere a tentazioni strumentali ma di comprendere che, nella fase storica che viviamo, il pensiero che si alimenta di una fede religiosa può essere non solo una componente ma motore di un riformismo capace di misurarsi con le sfide del mondo. Perché oggi il riformismo in un Paese solo e senza un forte ancoraggio a valori non costruisce cambiamento, ma registra equilibri di conservazione, condizionato da opposti egoismi e corporativismi, nell`impotenza di una democrazia ancora priva di una dimensione sovranazionale.
Torna il tempo dell`uguaglianza: un`impostazione da approfondire, un valore da tradurre in politica. Alcune considerazioni, inevitabilmente schematiche e approssimative. La proposta del merito e dei bisogni – innovativa ed importante anche se purtroppo non compresa né assunta da tutta la sinistra negli anni Ottanta del secolo passato – non può innervare il riformismo del nostro tempo.
Uguaglianza riguarda i rapporti interpersonali e dunque la nostra libertà e responsabilità; esige uguaglianza di genere e il riconoscimento dei diritti degli immigrati, cancellando lo ius sanguinis per realizzare una nuova cittadinanza; richiede una visione complessiva di sviluppo e welfare, perché quest`ultimo non sia più residuale, bensì fondamento di un accesso uguale alle opportunità di vita, contro le povertà che spesso segnano già alla nascita il destino.
L`uguaglianza non vive se non si afferma uno sviluppo sostenibile, con la possibilità di un lavoro degno per tutti: ciò significa che le innovazioni tecnologiche non sono fini a sé stesse né a beneficio di pochi privilegiati, ma che deve essere ripristinata quella finalità sociale che le rende utili per la persona e la comunità. Al tempo stesso se lo sviluppo non è sostenibile ad essere compromessa non è più soltanto la giustizia sociale, ma lo stesso nostro pianeta e dunque la possibilità di futuro per l`umanità.
Disuguaglianze crescenti all`interno delle nazioni e tra i popoli, una economia aggressiva e distruttrice delle risorse naturali contribuiscono al diffondersi di un clima di violenza, di odio, al persistere endemico di conflitti e rischi di guerra. Il bisogno di una democrazia sovranazionale, nel nostro continente la realizzazione degli Stati Uniti d`Europa, nasce da qui: per i progressisti è la condizione per misurarsi con sfide che danno un senso alla politica.
So bene che sempre, ed ancor più in un momento tanto difficile, ai governi sono consentiti interventi concreti, urgenti, parziali: è decisivo però non sbagliare la direzione di marcia, che i passi, anche se piccoli, muovano nella giusta prospettiva. A delineare questo orizzonte, un progetto per la società coerente con i valori affermati, serve un partito. Meglio, serve una sinistra plurale, moderna e aperta, collocata senza equivoci con le forze riformiste e progressiste europee.
Non si tratta di cedere a tentazioni strumentali ma di comprendere che, nella fase storica che viviamo, il pensiero che si alimenta di una fede religiosa può essere non solo una componente ma motore di un riformismo capace di misurarsi con le sfide del mondo. Perché oggi il riformismo in un Paese solo e senza un forte ancoraggio a valori non costruisce cambiamento, ma registra equilibri di conservazione, condizionato da opposti egoismi e corporativismi, nell`impotenza di una democrazia ancora priva di una dimensione sovranazionale.
Torna il tempo dell`uguaglianza: un`impostazione da approfondire, un valore da tradurre in politica. Alcune considerazioni, inevitabilmente schematiche e approssimative. La proposta del merito e dei bisogni – innovativa ed importante anche se purtroppo non compresa né assunta da tutta la sinistra negli anni Ottanta del secolo passato – non può innervare il riformismo del nostro tempo.
Uguaglianza riguarda i rapporti interpersonali e dunque la nostra libertà e responsabilità; esige uguaglianza di genere e il riconoscimento dei diritti degli immigrati, cancellando lo ius sanguinis per realizzare una nuova cittadinanza; richiede una visione complessiva di sviluppo e welfare, perché quest`ultimo non sia più residuale, bensì fondamento di un accesso uguale alle opportunità di vita, contro le povertà che spesso segnano già alla nascita il destino.
L`uguaglianza non vive se non si afferma uno sviluppo sostenibile, con la possibilità di un lavoro degno per tutti: ciò significa che le innovazioni tecnologiche non sono fini a sé stesse né a beneficio di pochi privilegiati, ma che deve essere ripristinata quella finalità sociale che le rende utili per la persona e la comunità. Al tempo stesso se lo sviluppo non è sostenibile ad essere compromessa non è più soltanto la giustizia sociale, ma lo stesso nostro pianeta e dunque la possibilità di futuro per l`umanità.
Disuguaglianze crescenti all`interno delle nazioni e tra i popoli, una economia aggressiva e distruttrice delle risorse naturali contribuiscono al diffondersi di un clima di violenza, di odio, al persistere endemico di conflitti e rischi di guerra. Il bisogno di una democrazia sovranazionale, nel nostro continente la realizzazione degli Stati Uniti d`Europa, nasce da qui: per i progressisti è la condizione per misurarsi con sfide che danno un senso alla politica.
So bene che sempre, ed ancor più in un momento tanto difficile, ai governi sono consentiti interventi concreti, urgenti, parziali: è decisivo però non sbagliare la direzione di marcia, che i passi, anche se piccoli, muovano nella giusta prospettiva. A delineare questo orizzonte, un progetto per la società coerente con i valori affermati, serve un partito. Meglio, serve una sinistra plurale, moderna e aperta, collocata senza equivoci con le forze riformiste e progressiste europee.