Il dialogo tra credenti e non credenti non riguarda solo le religioni o il
confronto culturale: è necessario per costruire un futuro più degno.
Le distanze tra popoli ricchi e poveri, le disuguaglianze che crescono
all`interno delle nazioni; uno sviluppo che
consuma il Pianeta e sacrifica la dignità della persona; il surriscaldamento
climatico; le migrazioni di milioni di essere
umani e i rischi per la democrazia, incapace di proiettarsi su scala globale,
esigono una convergenza nella costruzione di un`etica condivisa, altri
paradigmi per l`organizzazione economica e sociale delle nostre società.
Le narrazioni degli ultimi due secoli ci consegnano un uomo più consapevole
delle sue fragilità e potenzialità e fedi
religiose che individuano, come ha fatto Papa Francesco, nel primato della
coscienza il riferimento etico comune a
credenti e non credenti. Per un credente
nella coscienza si incontra la luce di Dio, il
discernimento per il retto agire; per un non
credente nella coscienza si individua ciò
che è il bene e ciò che è il male. Questa
base etica comune non è sottovalutabile: su di essa si fonda la libertà e
responsabilità della persona.
Il dialogo, se vero, rinuncia alla pretesa che
niente nel confronto con gli altri sia in me
immutabile, che gli altri debbano soltanto
prendere atto delle mie verità: il dialogo
può farci cambiare e non se ne deve avere paura.
Partiamo da un punto di diversità nella
concezione della vita propria dei non credenti e dei credenti: per un non
credente siamo frutto dell`evoluzione della
specie, di un progressivo, talora casuale, emanciparci dalla forma animale, con
l`acquisizione dell`intelligenza, cioè della
capacità di pensare. Il genere umano, prima o poi, verrà meno e con esso
scomparirà anche Dio. Per un credente l`evoluzione è una verità scientifica, ma
Dio è all`inizio di tutto, nel cuore di ogni
essere vivente, alla fine non solo del nostro
percorso individuale ma della storia umana. Dio non scompare con l`umanità
ma nella fede dei credenti dona ad essa
una vita nuova, in una realtà che l`amore rende più forte della morte.
Una distanza abissale separa queste due
convinzioni, che nel dialogo devono però
trovare un terreno su cui sviluppare una
condivisione. Per un credente ciò significa
riuscire a trasporre le verità di fede, che per
lui valgono in quanto rivelate, su un piano
il cui accesso sia aperto a quanti non ne
condividano il fondamento religioso. Papa
Francesco ci dice: «In questo cercare e
trovare Dio in tutte le cose resta sempre
una zona di incertezza… L`incertezza si ha
in ogni vero discernimento che è aperto alla conferma della consolazione
spirituale». Per un non credente si tratta di
porsi le domande sul fondamento etico della vita, sulle responsabilità che
l`accompagnano, sulla colpa e il perdono,
sulla possibilità di una lettura comune con
chi dà a essi un fondamento religioso. Di
nuovo la coscienza torna in primo piano: guida la persona nelle scelte del suo
cammino, ricercando ogni volta l`equilibrio tra libertà e responsabilità.
È, necessario costruire una nuova etica
mondiale, condivisa da credenti e non credenti. Le priorità sono rappresentate
dalla dignità di ogni persona, soggetto e
non oggetto-merce nell`economia, nella
scienza, nella democrazia; da uno sviluppo
che unisca qualità sociale e sostenibilità ambientale; dalla non violenza che,
insieme alla giustizia, può realizzare un
avvenire di pace. I valori di un`etica mondiale condivisa definiscono, per me,
un nuovo umanesimo che reca in sé il bisogno, per realizzarsi, di una
discontinuità con il passato, di un perdono
reciproco tra i popoli, unito al rifiuto della
violenza, dell`aggressione agli altri uomini e all`ambiente. Su questo patto di
riconciliazione si può costruire la fiducia nel futuro.
confronto culturale: è necessario per costruire un futuro più degno.
Le distanze tra popoli ricchi e poveri, le disuguaglianze che crescono
all`interno delle nazioni; uno sviluppo che
consuma il Pianeta e sacrifica la dignità della persona; il surriscaldamento
climatico; le migrazioni di milioni di essere
umani e i rischi per la democrazia, incapace di proiettarsi su scala globale,
esigono una convergenza nella costruzione di un`etica condivisa, altri
paradigmi per l`organizzazione economica e sociale delle nostre società.
Le narrazioni degli ultimi due secoli ci consegnano un uomo più consapevole
delle sue fragilità e potenzialità e fedi
religiose che individuano, come ha fatto Papa Francesco, nel primato della
coscienza il riferimento etico comune a
credenti e non credenti. Per un credente
nella coscienza si incontra la luce di Dio, il
discernimento per il retto agire; per un non
credente nella coscienza si individua ciò
che è il bene e ciò che è il male. Questa
base etica comune non è sottovalutabile: su di essa si fonda la libertà e
responsabilità della persona.
Il dialogo, se vero, rinuncia alla pretesa che
niente nel confronto con gli altri sia in me
immutabile, che gli altri debbano soltanto
prendere atto delle mie verità: il dialogo
può farci cambiare e non se ne deve avere paura.
Partiamo da un punto di diversità nella
concezione della vita propria dei non credenti e dei credenti: per un non
credente siamo frutto dell`evoluzione della
specie, di un progressivo, talora casuale, emanciparci dalla forma animale, con
l`acquisizione dell`intelligenza, cioè della
capacità di pensare. Il genere umano, prima o poi, verrà meno e con esso
scomparirà anche Dio. Per un credente l`evoluzione è una verità scientifica, ma
Dio è all`inizio di tutto, nel cuore di ogni
essere vivente, alla fine non solo del nostro
percorso individuale ma della storia umana. Dio non scompare con l`umanità
ma nella fede dei credenti dona ad essa
una vita nuova, in una realtà che l`amore rende più forte della morte.
Una distanza abissale separa queste due
convinzioni, che nel dialogo devono però
trovare un terreno su cui sviluppare una
condivisione. Per un credente ciò significa
riuscire a trasporre le verità di fede, che per
lui valgono in quanto rivelate, su un piano
il cui accesso sia aperto a quanti non ne
condividano il fondamento religioso. Papa
Francesco ci dice: «In questo cercare e
trovare Dio in tutte le cose resta sempre
una zona di incertezza… L`incertezza si ha
in ogni vero discernimento che è aperto alla conferma della consolazione
spirituale». Per un non credente si tratta di
porsi le domande sul fondamento etico della vita, sulle responsabilità che
l`accompagnano, sulla colpa e il perdono,
sulla possibilità di una lettura comune con
chi dà a essi un fondamento religioso. Di
nuovo la coscienza torna in primo piano: guida la persona nelle scelte del suo
cammino, ricercando ogni volta l`equilibrio tra libertà e responsabilità.
È, necessario costruire una nuova etica
mondiale, condivisa da credenti e non credenti. Le priorità sono rappresentate
dalla dignità di ogni persona, soggetto e
non oggetto-merce nell`economia, nella
scienza, nella democrazia; da uno sviluppo
che unisca qualità sociale e sostenibilità ambientale; dalla non violenza che,
insieme alla giustizia, può realizzare un
avvenire di pace. I valori di un`etica mondiale condivisa definiscono, per me,
un nuovo umanesimo che reca in sé il bisogno, per realizzarsi, di una
discontinuità con il passato, di un perdono
reciproco tra i popoli, unito al rifiuto della
violenza, dell`aggressione agli altri uomini e all`ambiente. Su questo patto di
riconciliazione si può costruire la fiducia nel futuro.