«Molto presto vedremo i confetti arcobaleno, amici e parenti emozionati, festeggiamenti, ma in realtà la legge sulle unioni civili è un passaggio giuridico e costituzionale di importanza fondamentale». La senatrice dem Monica Cirinnà, che su questa legge ci ha messo la faccia, speso notti e notti di mediazione con il M5s che all`ultimo momento ha voltato le spalle e tentato di affossare tutto, torna più volte su questo concetto durante questa intervista. Il passaggio non è soltanto giuridico e costituzionale, che è già un fatto notevole in un Paese che ci ha messo decenni per riconoscere diritti e doveri a chi non ne aveva, è anche e soprattutto «un passaggio culturale fondamentale», sottolinea.
Senatrice, ha letto la storia di Dario Guarise, che chiede di fare in fretta perché teme di non fare in tempo a unirsi con il suo compagno di sempre e quindi di non potergli lasciare la pensione di reversibilità?
«Sì, l`ho letta. So che è malato e che lotta contro il tempo, ma sento di potergli dire che riuscirà ad unirsi al suo compagno. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, ha inviato al Consiglio di Stato lo schema del decreto del presidente del Consiglio dei ministri che regola il regime transitorio di trascrizione delle unioni civili nei registri dello stato civile, sono sicura che il parere arriverà nel giro di pochissimo tempo».
Ma intanto i sindaci si sono organizzati perché sono passati due mesi dall`approvazione della legge.
«È vero, due settimane fa a Lugo di Romagna è stata celebrata un`unione civile malgrado non ci fossero ancora i
decreti attuativi. In altri Comuni, di fronte a situazioni particolari, di malattia grave, alcuni primi cittadini hanno
deciso di procedere comunque. Ma ormai è questione di giorni e poi in ogni Comune sarà possibile celebrare le unioni civili che, ci tengo a sottolinearlo, non sono un istituto giuridico di serie B, sono matrimoni a tutti gli effetti».
Esattamente quello che vi rimproverano gli oppositori. Cosa differenzierà di fatto un`unione civile da un matrimonio civile?
«Finalmente oggi due donne o due uomini che intendono unirsi potranno farlo e avranno pari dignità rispetto al
matrimonio civile tra eterosessuali. Anche la loro cerimonia dovrà essere celebrata da un sindaco, o un pubblico
ufficiale, con la fascia tricolore, in una casa comunale, nella stessa sala dove si celebrano i matrimoni civili. Ci sarà un registro delle unioni così come c`è quello dei matrimoni. Non è un caso che già pende davanti alla Corte di Cassazione una richiesta di referendum abrogativo della legge. Ma gli italiani sui diritti umani non tornano indietro, come hanno dimostrato con la legge sull`aborto e quella sul divorzio».
Le hanno chiesto di celebrare unioni?
«Mi sono arrivate moltissime richieste, a Torino, a Genova, a Roma… Ma io preferisco che siano i sindaci a celebrare le unioni, sarò presente, ovvio, ma non mi piace personalizzare. La battaglia l`ho fatta in Parlamento».
Lei ha detto che questa legge è anche e soprattutto un salto culturale. Crede che cambierà qualcosa nel sentire comune?
«Stanno già cambiando delle cose. In molti Comuni hanno sostituito l`Ufficio «famiglia» con «famiglie» e hanno
aggiunto affianco al cartello «ufficio matrimonio» anche «ufficio unioni civili». Ma la cosa più importante è che questa legge, che si fonda sugli articoli 2 e 3 della Costituzione, riconosce finalmente uomini e donne che per lo Stato non esistevano in quanto coppie. . D`ora in poi questi uomini e queste donne saranno legittimati, la loro unione è riconosciuta da una legge dello Stato, così come ci imponeva la sentenza della Corte europea dei diritti dell`uomo quando si è espressa nel caso sollevato da Enrico Oliai contro l`Italia. Il mio faro, durante l`iter della legge in Senato, è sempre stato il principio di non discriminazione. Essere riusciti, di fatto, a equiparare le unioni civili ai matrimoni civili è stato un passaggio fondamentale».


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