“Votiamo a favore dell’istituzione della Commissione Antimafia. Nel Mezzogiorno abbiamo costruito negli anni un patrimonio. Purtroppo, il Mezzogiorno era considerato negli anni passati il regno della mafia, perché così è stato per tanti anni. Siamo riusciti invece a costituire una classe dirigente e anche una legislazione che ha reso il nostro Sud capitale dell’antimafia. Penso soprattutto alla legislazione sui beni confiscati che, vorrei ricordare risale al 13 dicembre 1982, e porta la firma di Rognoni e di Pio La Torre.
Quella legislazione, il lavoro fatto da quei legislatori sono diventati patrimonio di tutto il Paese. Si è scoperto infatti, purtroppo, che la mafia è ovunque, in tutto il territorio nazionale e anche in ambito internazionale. Quello che prima veniva raccontato come una sorta di storia d’avventura, la mafia del Mezzogiorno, purtroppo è diventata un fenomeno presente anche nelle regioni del Nord.
Sulla questione dei beni confiscati alla mafia ricordo che devono essere affrontati tanti temi e anche in questo caso sarebbe opportuno che il Ministro dell’interno, anziché preoccuparsi costantemente dei poveri disgraziati, di perseguitare le vittime del caporalato, di perseguitare costantemente tutti coloro che hanno una condizione di debolezza, si occupasse di più della mafia che crea il caporalato e specula sull’immigrazione e sul pizzo. Chiedo a Salvini di occuparsi di Matteo Messina Denaro, non soltanto di una persecuzione costante delle ONG e di tutti quanti si occupano di fronteggiare un fenomeno così complesso come l’immigrazione.
L’antimafia non si fa sbraitando contro qualcuno, ma costruendo provvedimenti concreti che sono serviti a ridimensionare quel fenomeno. Lo dico perché la prossima Commissione antimafia, quella che dobbiamo istituire deve lavorare in quella direzione, con lo spirito di elaborare provvedimenti concreti, come la passata Commissione. Utilizzare la Commissione antimafia come strumento, come tribunale per costituire un nuovo grado di giudizio, come luogo per costruire nuova propaganda, sarebbe un errore esiziale per una Commissione che ha una storia importantissima.
Dico questo perché qualche giorno fa è girata sui social network una foto in cui il vice premier Di Maio è stato immortalato in un bar di Palermo con quello che è stato considerato il nuovo tesoriere con la mafia. Noi non pensiamo minimamente che Di Maio conoscesse la persona che si stava immortalando con lui. Il problema è un altro, cioè che quando è capitato a qualcuno di noi, al ministro Poletti ad esempio, Di Maio e tanti suoi colleghi hanno fatto campagne persecutorie. Per quello diciamo sì alla commissione Antimafia, ma diciamo no ad un nuovo tribunale, in un luogo dell’insulto e della caccia all’uomo. Fare questo significherebbe veramente rinnegare quella storia e istituire una Commissione antimafia che non ha affatto i requisiti per cui è nata e si è strutturata in questi anni”. Così Davide Faraone, senatore del Pd è intervenuto nell’aula di Palazzo Madama motivando il sì del suo gruppo all’istituzione della commissione Antimafia.


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