Supporto anche psicologico per i famigliari che decidono di crescere gli orfani di femminicidio, percorsi didattici di educazione all’affettività e al rispetto delle differenze per sostenere queste bambine e bambini, attenzione al linguaggio, spia della cultura sottesa al fenomeno della violenza contro le donne. Sono queste le questioni da affrontare in tema di femminicidio, emerse nel corso della presentazione in Senato del libro “La forza delle donne” (Giulio Perrone editore) della giornalista e scrittrice Adriana Pannitteri, alla presenza dell’autrice, della senatrice del Pd Valeria Fedeli, della presidente della Commissione Femminicidio senatrice dem Valeria Valente e del magistrato Valerio De Gioia. Il romanzo narra, a partire da una storia vera, l’incontro tra una giovane aspirante scrittrice e la madre di una vittima di femminicidio, impegnata nella crescita della nipotina rimasta orfana e nella ricerca di giustizia per la figlia.
“Ciò che mi ha spinto a scrivere questo romanzo – ha spiegato Adriana Pannitteri – è il desiderio di trasmettere ai giovani la differenza tra il provare passioni sane e positive e i cosiddetti omicidi passionali. La passione è qualcosa di bello, deve avere un valore positivo. La metà del ricavato dalla vendita di questo libro, nato dall’incontro con Vera, una nonna-mamma che combatte per avere giustizia per sua figlia, morta di femminicidio, andrà alla costruzione della ‘Casa di Giordi’, una casa rifugio per le donne che vogliono uscire dalla violenza”. “Dopo aver istituito il Fondo per gli orfani di femminicidio – ha detto la senatrice del Pd Valeria Fedeli – dobbiamo impegnarci perché lo Stato dia sostegno anche psicologico a chi, di solito zie o nonne, si prende in carico le figlie e i figli delle donne vittime femminicidio. Dobbiamo assicurare, come dispongono le linee guida che ho emanato da ministra, un’accoglienza adeguata nelle scuole per questi bambini. E poi c’è la grande questione del linguaggio: saper comunicare cos’è un femminicidio implica trasmettere che l’amore non può mai impedire la libertà dell’altro”.


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