Dopo le audizioni di Davide Stasi e Fabio Nestola, blogger de ‘La fionda’, il 20 giugno scorso, nell’ambito dell’esame del disegno di legge n. 2530 e connessi sulla violenza domestica, oggi la senatrice Valeria Valente (PD), presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio, ha scritto al senatore Andrea Ostellari (Lega), presidente della Commissione Giustizia, per “conoscere le motivazioni che hanno portato ad ammettere queste audizioni che rischiano di offrire a una testata come ‘La Fionda’ e ai suoi autori la ‘legittimazione istituzionale’ del Senato, mentre personalmente resto convinta abbiano rappresentato per questa istituzione, di cui entrambi siamo espressione, un momento davvero triste e svilente e per le donne che ogni giorno subiscono o combattono la violenza maschile una sostanziale offesa e una grave presa di distanze”.

Nella lettera, Valente evidenzia come “Stasi e Nestola hanno da sempre posizioni negazioniste sulla violenza maschile contro le donne, hanno più volte insultato parlamentari, attiviste, operatrici dei centri antiviolenza e finanche le stesse donne vittime di violenza, a cominciare dall’onorevole Lucia Annibali”.

“Sulla testata ‘La Fionda’ attaccano e sviliscono la Convenzione di Istanbul, che è legge dello Stato, e i centri antiviolenza – prosegue Valente – e cercano di accreditare l’alto numero di archiviazioni delle denunce di violenza delle donne come la prova del fatto che si tratti di denunce false o strumentali, la stessa tesi che hanno tentato di sostenere anche lunedì scorso in audizione”.

“Questa affermazione non solo non è suffragata da prove, ma l’alto numero di archiviazioni è invece una delle criticità principali del nostro sistema di contrasto, oggetto di richiamo da parte del Comitato GREVIO e della Corte europea dei diritti umani (CIDU), che ha più volte condannato l’Italia per non aver protetto adeguatamente le donne che hanno denunciato la violenza”, sottolinea Valente.

“Pur nel rispetto della libertà di opinione e nell’autonomia delle forze politiche cui spetta il compito di proporre gli esperti da audire in Commissione, il Presidente può rigettare i nomi proposti qualora – come nel caso in oggetto – tale audizione appaia inopportuna e sbagliata, oltre che non motivata da ragioni di chiara competenza e/o dall’alto valore scientifico della stessa”, conclude la Senatrice.


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