“Si tratta di un caso che la Commissione ha indagato attraverso un ciclo di audizioni che ha prodotto una relazione le cui conclusioni, sotto il profilo normativo, sono state assunte dalla legge sul caporalato. Tra gli arrestati di oggi figurano anche Ciro Grassi, il titolare dell’azienda di trasporti che portava in pullman le braccianti a lavorare nei campi di Andria, ed il direttore dell’agenzia Inforgroup di Noicattaro, Pietro Bello. Entrambi sono stati auditi dalla nostra Commissione che, non casualmente, nella relazione finale indicava nell’agenzia di somministrazione e nello strumento del trasporto un terreno di coltura per lo sviluppo del caporalato”. Lo afferma la presidente della Commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro, Camilla Fabbri, commentando la notizia dell’arresto, disposto dal Tribunale di Trani, di sei persone coinvolte in reati riconducibili al fenomeno di caporalato nell’ambito delle indagini avviate dopo la morte della bracciante Paola Clemente, avvenuta nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015. “Lo definimmo una nuova forma di caporalato – continua Fabbri- proprio perché si nascondeva nelle pieghe del contratto di somministrazione, compreso il rapporto con le agenzie di trasporto. Uno sfruttamento del lavoro, solo apparentemente regolarizzato, profondamente grave e altamente pericoloso. Ringraziamo – conclude- la magistratura e le forze dell’ordine per la celerità del loro operato che, insieme alla legge sul caporalato, rappresentano una risposta efficace delle istituzioni alla richiesta di giustizia della famiglia Clemente e all’esigenza di contrastare questa nuova forma di schiavismo”.


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