“Se si dovesse spiegare a qualcuno la genesi di questo provvedimento, e cioè perché da gennaio 2023 fosse necessario introdurre l’obbligo per tutte le 22 mila stazioni di servizio italiane di esporre un cartello con il prezzo medio del carburante sarebbe difficile farlo in maniera razionale. La realtà è che il governo ha alzato una cortina fumogena per mascherare una decisione impopolare, quella della cancellazione del taglio sulle accise, dando la colpa alla speculazione. Ma è ormai chiaro che l’aumento dei prezzi dei carburanti è stato interamente spiegato dall’aumento delle accise, la speculazione non c’entra niente”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Carlo Cottarelli.
“Al di là della genesi di questo decreto – ha proseguito Cottarelli – di cui stiamo ancora aspettando l’attuazione attraverso un decreto ministeriale che sarà un capolavoro di burocratichese, ci dobbiamo chiedere se è efficace per aumentare la concorrenza nel settore della vendita carburanti. Il prezzo medio regionale non è rilevante in termini di concorrenza tra stazioni di servizio e anzi la sua esposizione può facilitare accordi collusivi. I benzinai di qui in avanti dovranno esporre cartelli con i prezzi medi regionali e cambiarli subito, con multe anche pesanti, in un settore in cui i margini sono già estremamente bassi. La Guardia di Finanza dovrà andare a controllare i cartelli e dovrà farlo a risorse invariate, quindi distogliendo attenzione dall’evasione fiscale. Tutto questo a causa della mancata comprensione di un punto fondamentale: si combatte la speculazione con maggiore concorrenza e apertura dei mercati, non con rendiconti trimestrali e commissioni di monitoraggio”


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