“Oggi, 21 febbraio, a tre anni esatti
da quella notte, ho deciso di condividere questa chat scambiata
con i miei collaboratori del laboratorio di microbiologia
dell’Università di Padova. Questa è una testimonianza
dell’instancabile lavoro, della creatività e della dedizione di
tutti coloro grazie ai quali lo studio di Vo’ è stato possibile:
ricercatori, tecnici di laboratorio, studenti e personale
tecnico”.
Lo scrive su Facebook Andrea Crisanti, microbiologo, oggi
senatore, postando gli scambi di informazione con i colleghi
nelle prime concitate ore della pandemia da Covid-19.
“Un’abnegazione alla ricerca e al bene comune che ha cambiato la
storia e che merita pubblico riconoscimento.
A queste persone va il mio personale e incondizionato
ringraziamento”, sottolinea. I campioni da analizzare che nel
giro di pochi giorni diventano migliaia, le carte che si accumulano in
laboratorio. Foto e messaggi che raccontano le prime notti insonni
passate a capire cosa stava succedendo nei giorni in cui il
coronavirus Sars-CoV-2 si svelava all’Italia. Nasce così lo studio di
Vo’ Euganeo, comune padovano fra i primi colpiti da Covid, che ha
fatto scuola nella gestione dell’epidemia diventando un laboratorio a
cielo aperto per lo studio di Sars-CoV-2. C’è il racconto della
concitazione delle prime ore faccia a faccia col virus nelle chat che
il microbiologo Andrea Crisanti ha deciso di condividere “oggi, 21
febbraio, a tre anni esatti da quella notte” che ha fatto da
spartiacque fra un prima e un dopo la pandemia.
Le foto pubblicate sulla sua pagina Facebook sono gli screenshot della
“chat scambiata con i collaboratori del Laboratorio di microbiologia
dell’Università di Padova” tra il 21 e il 25 febbraio 2020, spiega
Crisanti. Conversazioni che vanno avanti fino alle 4 del mattino e,
sottolinea il microbiologo oggi senatore Pd, sono “una testimonianza
dell’instancabile lavoro, della creatività e della dedizione di tutti
coloro grazie ai quali lo studio di Vo’ è stato possibile:
ricercatori, tecnici di laboratorio, studenti e personale tecnico”.
Ci sono le immagini delle provette. E i collaboratori di Crisanti che
spiegano la mole dell’impresa da affrontare: “Stiamo processando 1.600
campioni”, in 4. Sul tavolo si accumulano le schede. La foto immortala
un tavolo sommerso da fogli incolonnati. Due componenti dello staff
del laboratorio, si legge in un messaggio, hanno fatto “4 notti
consecutive di 13 ore”. Crisanti comincia a mobilitare più persone
possibile, “universitari, segretari, tecnici, tutti”, elenca nei
messaggi di quei giorni. “La realtà si nasconde in quelle carte”,
esorta. Il pensiero fisso è uno: “Dobbiamo capire che sta succedendo”.
Le chat sono la fotografia di come tutto è cominciato e Crisanti ha
deciso di ricordarlo così, raccontando anche il lavoro dietro le
quinte dei risultati scientifici. “Un’abnegazione alla ricerca e al
bene comune che ha cambiato la storia e che merita pubblico
riconoscimento”, conclude. “A queste persone va il mio personale e
incondizionato ringraziamento”.
(Lus/Adnkronos Salute)


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