Il capitale umano rappresenta la spina dorsale dell`università e la risorsa che genera le conoscenze e l`innovazione tecnologica E quindi una priorità sa ategica che le nostre università siano in grado di identificare, stimolare e incoraggiare la carriera di ricercatori e docenti universitari che dimostrino motivazione, integrità e capacità creative il governo ha affrontato l`ingresso e il reclutamento del personale nelle università con due distinti provvedimenti. Il primo è l`emendamento 1.0.1 presentato dai senatori Occhiuto e Cattaneo al dl n L15/2025 (Disposizioni per attuazione Pnrr e avvio a s 2025/2026) che introduce due nuove figure contrattuali, l`incarico post-doc e l`incarico di ricerca, che sì affiancano all`esistente contratto di ricerca. Il secondo è il disegno di legge `Revisione delle modalità di accesso, valutazione e reclutamento del personale ricercatore e docente universitario” da poco approvato dal Consiglio dei ministri che modifica il reclutamento del personale docente abolendo l`abilitazione nazionale e spostando la valutazione e la responsabilità del reclutamento sui singoli atenei. Questi provvedimenti incideranno sulla qualità della ricerca, sulle prospettive di carriera di molti giovani e, infine, sulla capacita dell’Italia di creare innovazione.
Il cuore della questione
Siamo di fronte a una vera e propria riforma della ricerca e dell`università che ha scatenato un acceso confronto nel mondo accademico tra chi vede un pericoloso passo indietro che istituzionalizza il lavoro precario e favorisce il potere di circoli accademici locali e chi al contrario, ritiene che sia giunto il momento di introdurre delle modifiche per adeguare il sistema universitario italiano alle sfide della competizione globale. Questa contrapposizione non consente di affrontate alla radice il problema principale che affligge il mondo dell`università e della ricerca le modalità di inserimento del personale nel ruolo docente e nella progressione di carriera. Questa opportunità è riservata a una fascia ristretta di persone attraverso meccanismi di selezione poco trasparenti che sono continuamente oggetto di contestazioni e ricorsi. Regolare separatamente le figure professionali del pre-ruolo (incarico di ricerca incarico post-doc e contratto di ricerca) e le modalità di accesso al ruolo di ricercatore e docente – come previsto dai due provvedimenti – non risolve il problema della trasparenza del processo di selezione, né, tantomeno, assicura la qualità del personale reclutato. Vorrei qui fare una provocazione con un invito alzi la mano- e mi rivolgo ai colleghi professori assodati e ordinari -chi può affermare avendo partecipato a vario titolo a un concorso o procedura di selezione, che non conoscesse anticipatamente il nome del vincitore. A me in più di trenta anni di esperienza, non è mai capitato. A ogni concorso al quale ho partecipato come candidato sapevo esattamente chi avrebbe vinto e, puntualmente ricevevo inviti a ritirare la domanda
Come esaminatore di procedure selettive, ho potuto constatare come il numero dei candidati fosse sempre uguale a quello dei posti messi a concorso. Gli stessi candidati erano già impiegati nella stessa università e i criteri di valutazione cuciti sulla esperienza e titoli dell`unico concorrente come un abito su misura. Forse c`è qualche eccezione, ma questa è la realtà nella quale si calano i due provvedimenti. Se non si scardina questo sistema, continueremo a umiliale il talento, a tollerare l`arbitrio a spese della trasparenza e a sprecare il talento di tanti giovani di cui abbiamo bisogno. Non posso non provare solidarietà per tutti i giovani che lavorano per molti anni nell`università, subendo un sistema di reclutamento che mortifica speranze, energie ed entusiasmo e che sostituisce il riconoscimento dell`impegno, della creatività e della integrità con l`arbitrio dettato da interessi e privilegi locali di cui io stesso sono stato vittima. La progressione dal contratto a tempo determinato a quello di ricercatore o professore universitario, così come accade in altri paesi, dovrebbe rappresentare un percorso scandito da risultati tangibili che progredisce organicamente.
Imparare dall`estero
Nelle università del Regno Unito la maggior parte del personale che lavora in progetti di ricerca è impiegato con contratti assimilabili a quello del nostro contratto di ricerca con tutte le tutele assicurative e sociali con la sostanziale differenza tuttavia di una importante flessibilità in termini di durata e di differenziazione salariale. La possibilità di passare a un contratto a tempo indeterminato è strettamente legata alla dimostrazione di aver acquisito la maturità e l`indipendenza scientifica tramite l`ottenimento di finanziamenti individuali a progetti di ricerca. Questo sistema non consente a tutti quelli che hanno contratti a tempo determinato di diventare professori, ma è socialmente accettato perché percepito come trasparente e sostanzialmente immune da influenze e privilegi. Nel Regno Unito, negli Stati Uniti, e in molti stati europei ha dato ottimi risultati, come testimoniato dall`innovazione scientifica e dalla ricchezza che i centri di ricerca e le università di questi paesi hanno creato. L`Italia ha disperatamente bisogno di inserire nelle università e centri di ricerca energie nuove che abbiano la forza creativa per generare innovazione inserite in un percorso che favorisca e accompagni in modo trasparente i giovani verso la carriera universitaria e che premi l`impegno, la creatività e l`integrità.
La missione
La trasformazione di tutti i contratti a tempo determinato in essere nelle nostre università in percorsi finalizzati all`inserimento automatico nel ruolo di ricercatore o professore non risolverebbe i problemi delle università e degli istituti di ricerca, né tantomeno risolverebbe il problema del precariato per il futuro. La totalità delle attività di ricerca nelle nostre università è finanziata attraverso progetti di ricerca assegnati a singoli ricercatori da enti nazionali, internazionali e aziende che sono necessariamente limitati nel tempo e negli obiettivi e la cui realizzazione prevede il reclutamento di personale esterno all`università che lavori a tempo pieno sul progetto.
La quota del Fondo finanziamento ordinario destinata alla realizzazione di attività di ricerca infatti è irrisoria. Se ora trasformassimo in un colpo solo tutti i contratti a tempo determinato finanziati da progettti di ricerca in posti di ruolo, il giorno dopo ci troveremmo nella situazione paradossale di dover assumere lo stesso numero di persone con contratti a tempo determinato per completare i progetti in
corso.
Infatti il personale diventato di ruolo non potrebbe essere contabilizzato tra i costi dei progetti di ricerca se non in misura molto limitata. In questo modo, si arresterebbe anche il progressivo ricambio del personale per molto tempo, a causa della saturazione dei ruoli con una generazione relativamente omogenea per età. Le università italiane hanno impiegato trent`anni per smaltire il personale trasformato con un tratto di penna da borsista, assegnista e anche da visitatore a professore dalla legge 382 del L980 e dalle successive modifiche.
Qualsiasi provvedimento che non incida sull`integrità e sulla trasparenza dei meccanismi di reclutamento, anche se ispirato alle migliori intenzioni, produrrà effetti perversi e non avrà che effetti limitati sulla qualità della ricerca. Indipendentemente dal meccanismo utilizzato per la selezione (concorso, abilitazione o chiamata per chiara fama), è fondamentale impedire agli atenei di assumere candidati che abbiano indicatori di qualità e produzione scientifica inferiori alla media dei ricercatori già impiegati nello stesso ruolo. L`effetto sarebbe quello di indurre gli atenei a migliorare continuamente la qualità e le competenze del personale docente con effetti particolarmente positivi per le piccole università. Solo a questo punto si creerebbe un circolo virtuoso di valorizzazione del talento e delle competenze legittimato dalla trasparenza dei meccanismi di reclutamento, liberando finalmente le nostre università dalla dittatura di interessi locali e di privilegi di casta


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