Vittima di una campagna persecutoria orchestrata dal presidente del Veneto Luca Zaia e perpetrata dall`Azienda Ospedaliera di Padova, della quale, fino a tre giorni fa, era dipendente. Sono pietre quelle che Andrea Crisanti scaglia contro la Regione Veneto. Accuse violentissime, che il 31 dicembre si sono concretizzate in una pec di dimissioni inviata all`Università di Padova: Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia, lascia l`ateneo, per sentirsi libero di denunciare.

Professore, perché si è dimesso?

«Per sentirmi più libero di prendere qualsiasi decisione mi riguardi. Anche perché sono emerse diverse intercettazioni che coinvolgono altri docenti dall`ateneo. L`Università ha una serie di relazioni istituzionali, legittime e corrette, con la Regione. È anomalo che un docente universitario sia costretto, se ci sono fatti penalmente rilevanti, ad avere una causa con la Regione. Ho tolto l`imbarazzo all`Università».

In sintesi, lei esce dal “recinto” dell`Università per essere libero di denunciare?
«È evidente. In Italia non si usa fare così, ma io voglio essere libero».

Denuncerà anche Zaia?

«Agirò verso chiunque sia responsabile di fatti penalmente rilevanti. Zaia compreso. Se i miei avvocati mi diranno che si possono concretizzare delle ipotesi di reato, lo inseguirò fino alla fine del mondo».

Qual è il contenuto di queste intercettazioni?

«Mettono in evidenza il coinvolgimento diretto di Zaia nell`avere orchestrato una campagna denigratoria nei miei confronti. Un intento persecutorio che si è materializzato in tutta una serie di azioni pretestuose messe in atto negli ultimi anni dall`Azienda Ospedaliera di P adova».

A che scopo?

«Arrivare al provvedimento disciplinare. L`Azienda Ospedaliera ci ha provato in tutti i modi, senza riuscirci».

Come, ad esempio?

«Con la questione dello stipendio, oppure con quella della partecipazione gratuita al consiglio di amministrazione di Biocentis Limited. Senza contare tutta un`altra serie di azioni, che non mi va di elencare, messe in pratica per farmi fuori. Le contestazioni che ho ricevuto, e che potevano sfociare in un procedimento disciplinare, sono veramente tante».

Come ha ottenuto le intercettazioni?

«Dopo la prima di Zaia (“È un anno che prendiamo la mira a questo, sono qua a rompermi i coglioni da 16 mesi, stiamo per portarlo allo schianto. Adesso questo qua fa il salvatore della Patria e io faccio la parte del mona cattivo”, ndr), che mi è stata comunicata da Report, ho chiesto accesso agli atti».

Ha detto che Zaia ha orchestrato la campagna denigratoria, ma il braccio operativo era l`Azienda Ospedaliera. Con chi parlava il presidente veneto?

«Zaia parlava con Roberto Toniolo, direttore generale di Azienda Zero (braccio operativo della Regione Veneto, in campo sanitario, ndr), che a sua volta parlava con alcuni medici».

Chi?

«Non faccio nomi, le loro posizioni saranno tutte scrutinate. E io voglio avere l`indipendenza per denunciare».

Si è sentito tradito dai suoi colleghi?

«No, provo solo commiserazione per la debolezza umana».

C`è chi ha fatto carriera, grazie alla sua epurazione?

«Non lo so e non mi interessa».

E dall`Università si è sentito protetto?

«Sì, le mie dimissioni non sono in polemica né con l`Università né coi rettori Rizzuto e Mapelli. Non volevo essere fonte di imbarazzo o difficoltà».

E dal mondo accademico?

«In generale, anche. Quando la Regione ha detto di avermi denunciato, ho ricevuto un sostegno importantissimo dai docenti padovani. E l`Ateneo stesso voleva fare una mozione contro la Regione, che a quel punto ha smentito di avermi denunciato. È stato lì che Zaia si è arrabbiato. Ed è sempre stato lì che alcuni colleghi – la minoranza – hanno messo in atto una serie di azioni poco chiare. Evidentemente alcuni hanno delle agende personali».

Questo non è uno scontro personale. La polemica nasce sull`utilizzo indiscriminato dei test rapidi in una stagione della pandemia che per il Veneto è stata terribile.

«Penso che sia giunto il momento di farsi delle domande. E anche di denunciare il clima di intimidazione a cui in Veneto è sottoposto chiunque non sia allineato con la narrativa della Regione. Avendo visto quello di cui sono stato oggetto, credo che ben poche persone avrebbero potuto avere la forza e l`indipendenza per non cedere».