“Dal Consiglio d’Europa un altro richiamo all’Italia sulla violenza di genere. Nella decisione è espressa con chiarezza la preoccupazione per le risposte inefficaci e tardive del sistema e il perdurare della sottovalutazione del bisogno di protezione delle donne, in particolare quando scelgono di uscire dalla violenza e denunciano, manifestando la volontà di interrompere una relazione con un partner violento. Come ci dice ormai da tempo chi lavora e opera in questo ambito, l’efficacia di un intervento risiede proprio nella tempestività della valutazione del rischio ed è su questo che dobbiamo investire”. Lo dice la senatrice del Pd Cecilia D’Elia, vicepresidente della Commissione bicamerale d’inchiesta contro i femminicidi e portavoce nazionale della conferenza delle Democratiche.
“Insomma – prosegue D’Elia – nonostante gli sforzi che pure vengono riconosciuti, Strasburgo chiede di più all’Italia per vincere la battaglia contro la violenza di genere.
Come Partito Democratico abbiamo sempre sottolineato l’esigenza di interventi volti ad incrementare la formazione delle professionalità che lavorano in questo ambito. Nelle nostra proposta sul rafforzamento delle misure cautelari, il tema della formazione è presente e ci auguriamo che venga accolto in sede di discussione parlamentare, così come il tema dell’educazione al rispetto e al superamento degli stereotipi. Serve formare tutte le figure che intrecciano i vari aspetti della violenza, dagli insegnanti nelle scuole, passando per gli operatori sanitari, fino alle forze dell’ordine. E’ del tutto evidente che per vincere questa sfida non sono sufficienti soluzioni repressive e il rafforzamento delle pur importanti misure cautelari; serve agire sul piano culturale e di consapevolezza generale, per conoscere i meccanismi della violenza di genere e saperli valutare e contrastare”.


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