“Il Manifesto di Venezia per il rispetto
e la parita’ di genere nell’informazione e’ per noi un punto
fermo e il risultato di anni di battaglie e del lavoro prezioso
della Federazione Nazionale Stampa italiana, del sindacato dei
giornalisti Rai e l’associazione GiULiA Giornaliste, perche’
venisse riconosciuto il ruolo fondamentale dell’informazione e
dei media sul fenomeno della violenza di genere. Ed e’ oggi
strumento imprescindibile per analizzare quanto accaduto nella
trasmissione ‘Avanti popolo’ e nel racconto della violenza e
dello stupro avvenuto a Palermo. Anche se intenzione della
trasmissione era quella di denunciare la cultura dello stupro,
e’ stato un errore grave, tanto piu’ da parte del servizio
pubblico, esporre una sopravvissuta alla lettura di messaggi dei
propri stupratori o alle ‘opinioni’ di cittadini che, a volto
coperto, hanno commentato quanto le e’ successo. Opinioni che,
accompagnate dai messaggi di odio sui social, hanno veicolato il
messaggio distorto e non piu’ sopportabile che la ragazza se la
sia andata a cercare. Sono anche nostre le preoccupazioni
espresse dalle oltre 300 tra giornaliste, intellettuali,
scrittrici, attiviste, survivor nella lettera indirizzata ai
vertici Rai e Agcom. Nello stesso contratto di servizio il
Gruppo del Partito democratico aveva proposto uno specifico
emendamento sul tema della vittimizzazione secondaria:
promuovendo linguaggi, narrazioni rispettosi delle sopravvissute
e che non alimentino gli stereotipi e le colpevolizzazioni che
ne derivano”. Cosi’ la deputata del Pd Ouidad Bakkali,
componente della commissione di vigilanza Rai e la senatrice dem
Cecilia D’Elia


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