“È davvero inaccettabile che l’Unione
delle Donne italiane, storica organizzazione femminista, grazie
alla quale tante battaglie sulla libertà delle donne e la loro
emancipazione sono state possibili, sia stata esclusa dal
Registro degli Enti del Terzo settore dell’Emilia-Romagna perché
non consente l’iscrizione agli uomini”. A dichiararlo in una
nota è Cecilia D’Elia, senatrice Pd e portavoce nazionale della
Conferenza delle democratiche.
“Sulla vicenda – avverte la parlamentare – che ha interessato
le associazioni di Modena, Ravenna e Ferrara, facenti parte
dell’UDI (Unione Donne in Italia) ho presentato
un’interrogazione alle ministre Roccella e Calderone per fare in
modo che l’attività di UDI non sia messa a rischio da
provvedimenti che, interpretando il principio
antidiscriminatorio in modo esclusivamente formale, finiscono
per negare la pari dignità sociale di UDI e delle sue iscritte e
il loro diritto a esercitare la libertà di associazione in
condizioni di piena ed effettiva eguaglianza”.
“Alle suddette associazioni infatti – prosegue – è stato
chiesto di modificare il proprio Statuto per poter essere
iscritte al Registro degli Enti del Terzo settore, ma essere
associazioni di donne non può essere elemento di
discriminazione”. “Per questo – aggiunge D’Elia – chiedo che le
Ministre si adoperino per un’interpretazione del regolamento del
Registro che riconosca la specifica situazione di UDI e delle
sue articolazioni territoriali. Va salvaguardata un’esperienza
che ha dato un contributo straordinario alla democrazia italiana
e alla cittadinanza delle donne”.
“Questo – conclude – penso dovrebbe essere la preoccupazione
di una ministra alle pari opportunità, che invece ha scelto di
attaccare a mezzo stampa, senza nessuna ragione, il PD,
accusandolo di voler cancellare le donne, nel nome di un
femminismo che nega la differenza. Chiacchere, al posto di
sterili polemiche chiediamo soluzioni ad un’ingiustizia”.


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