La scuola sta per ripartire e le questioni sull’inclusione scolastica vengono al pettine.
Lo avevamo detto a luglio, in sede di approvazione del decreto sulle disposizioni urgenti in materia di sostegno didattico agli alunni con disabilità e regolare avvio a.s. 2024-2025, ma l’ennesima fiducia aveva impedito ogni discussione. Oggi giustamente il quotidiano Avvenire lancia l’allarme sul diritto allo studio delle bambine e dei bambini con disabilità. Il ministero ha individuato un nuovo percorso di specializzazione per gli insegnati di sostegno per le alunne e gli alunni con disabilità, abbassando di fatto la qualità della preparazione e creando disparità di trattamento. Il Governo ha previsto per i supplenti di sostegno senza titolo di specializzazione e i docenti con specializzazione conseguita all’estero, la possibilità di un percorso abilitativo fatto di corsi da 30 CFU affidati all’INDIRE, utile appunto a conseguire i titoli necessari. INDIRE, non a caso commissariato per l’occasione. Uno schiaffo alle tante e tanti professionisti con percorsi formativi di qualità alle spalle e tanta esperienza maturata. La mobilitazione di insegnanti e famiglie è già iniziata, e il 4 settembre arriverà a Roma, per dire che per una scuola inclusiva e rispettosa dei diritti delle alunne/alunni e delle lavoratrici e dei lavoratori serve una formazione seria, qualificata, organizzata dagli atenei.
Lo abbiamo detto al Governo in estate e lo faremo ancora: sulla scuola occorre investire con più organico, formazione di qualità, assunzioni a tempo indeterminato, non scorciatoie di facciata. A scriverlo è Cecilia D’Elia, senatrice Pd e capogruppo in commissione VII, scuola, cultura, istruzione pubblica.