Gli occhiali tra le mani, una pausa per riflettere: “L’assoluzione di Berlusconi? Non commento mai le sentenze, ma la scelta di Palazzo Chigi di ritirare la costituzione di parte civile nel processo Ruby-ter a ridosso della decisione è stata inopportuna”.

Graziano Delrio, senatore del Pd, parla con il Fatto nel suo studio vicino a Palazzo Madama. Il governo Meloni voleva dare il segnale che l’aria è cambiata?

Sì, lo ha fatto più volte. La destra ha mandato messaggi con i condoni, il decreto sulle Ong, le norme sul Pos. Può essere anche legittimo, fino a quando si mantiene il rispetto istituzionale: ossia ciò che gli esponenti di Fratelli d’Italia Delmastro e Donzelli non hanno fatto sul caso Cospito.

Andrea Orlando se l’è presa con Enrico Letta e Stefano Bonaccini, che lei sostiene nel congresso dem, per i loro giudizi sulla premier: “Qualcosa che non va se diciamo che Meloni è migliore del previsto e molto capace .

Né Letta né Bonaccini hanno fatto i complimenti alla premier. Hanno solo constatato che è una leader con delle capacità, come ha dimostrato vincendo le elezioni e tenendo assieme una maggioranza divisa su tutto. Ma ciò non significa che ci piacciano le sue politiche. Si fa un’opposizione radicale e seria a questo governo: non vanno costruite polemiche sul nulla.

Nel Pd le mozioni continuano a fare polemiche sul concetto di vecchi e nuovi, accusandosi a vicenda. Stucchevole, no?

Il nuovo si giudica sulle politiche, sulla capacità di confrontarsi sulla difesa della democrazia nell’era della tecnologia. Io proposi il salario minimo nel 2018, con un testo a mia prima firma. Però il ricambio generazionale non è nuovismo, ma una necessità per un grande partito.

Nel congresso finora non si è discusso di proposte, ma su chi sta con chi e sul rapporto con M5S e centristi.

Vero, finora il congresso si è svolto soprattutto con gli occhi rivolti a categorie della politica che non interessano i cittadini. Capisco che nella prima fase, quella del voto degli iscritti, abbiano avuto un loro spazio. Ma ora con le primarie aperte a tutti servono idee forti per richiamare la massima partecipazione. Al Corriere della Sera Bonaccini ha parlato di temi come la frattura tra il Pd e il mondo della scuola. Mentre io ho proposto degli Stati generali per il Mezzogiorno, in cui affrontare un nodo come l’abbandono scolastico. Serve radicalità dei principi, e va tradotta in proposte.

Le Regionali hanno confermato che prendete voti solo nelle città e nei centri storici. Per recuperare dovete virare verso sinistra?

Sono più di 20 anni che le periferie si sono spostate verso la Lega e i 5Stelle. Però a Brescia il sindaco Emilio Del Bono ha preso 35 mila voti, andando bene anche nelle periferie. Il punto è la prossimità del Pd, stare in quei luoghi e curarli, come fanno i nostri amministratori, Bonaccini in testa. I sindaci magari ci vanno, i big nazionali no. Dobbiamo tornare sul campo, e spiegare cosa facciamo.  Il Pd ha sempre tagliato il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, per mettere più soldi in tasca ai cittadini. Il punto è fare alleanze con famiglie, imprese e sindacati. Così facevo da sindaco.

Vuole un partito degli amministratori?

Non dico questo. Ma è evidente che i sindaci devono essere coinvolti. Figure come Dario Nardella e Antonio Decaro sono preziose perché hanno lo sguardo sui problemi della gente.

Letta ha celebrato il fallimento delle Opa di M5S e di Renzi e Calenda sul Pd.

Il Pd ha tenuto, ma io non festeggio se i cittadini non vanno a votare e gli altri partiti vanno male. Ora non è il momento di spaccarsi la testa sulle future alleanze, ma di costruire assieme l’opposizione su temi come il salario minimo e la sanità.

Nel Pd è un problema parlare di guerra?

Per la nostra gente no. La guerra è il principale problema politico, e io ne sono ossessionato, perché quella in Ucraina è una guerra europea, non un problema da delegare a Stati Uniti o Cina. Si è parlato troppo di armi e troppo poco di diplomazia. C’è un ovvio diritto alla resistenza ed è giusto sostenerla. Ma non è pensabile l’assenza della diplomazia.

L’accusa di essere filo-putiniani è sempre dietro l’angolo.

Diplomazia significa parlare col nemico. Parlare di pace non significa offrire il fianco a Putin ma costruire futuro.


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