Graziano Delrio non ha dubbi il Pd dovrebbe partecipare alla manifestazione del 26 ottobre della Rete pace e disarmo, anche se non tutte le posizioni dei promotori coincidono con quelle del Pd. L`importante, precisa, è che nella piattaforma non ci siano tracce di «antisemitismo» o si neghi il diritto dell`Ucraina all`autodifesa. Dunque il Pd dovrebbe andare?
«Io credo che sia importante e necessario aderire, se non ci saranno piattaforme che vadano nella direzione dell`antisemitismo o della preclusione del diritto all`autodifesa e se c`è invece un impegno forte sul pacifismo. Poi su questo deciderà naturalmente la segretaria. Io ricordo le manifestazioni di 21 anni fa (ai tempi della seconda guerra in Iraq, ndr), che portarono in piazza milioni di persone in Europa:
non sortirono l`effetto di fermare gli Usa, ma dettero il senso di un impegno della società civile verso la costruzione della pace. La guerra non è una via per l`ordine mondiale, a chi dice che il pacifismo è poco realista io dico che è il bellicismo poco realista».
Però quella di Bush fu una guerra di invasione costruita sulla menzogna delle armi di distruzione di massa, mai trovate. Qui l`Ucraina è stata attaccata dalla Russia.
«Ci mancherebbe, io ho sempre sostenuto il diritto all`autodifesa e a resistere con la forza all`imposizione imperialista. Pacifismo non è girarsi dall`altra parte di fronte alla violenza o a progetti imperiali, come quelli della Russia in questo caso. La violazione dei confini è una cosa gravissima. Ma altra cosa è pensare che questa resistenza non possa essere accompagnata dai necessari passi per far cessare il fuoco, aumentare la diplomazia, la capacità di dialogo. Questo è il punto chiave. Perché sulla strada dell`incomunicabilità francesi e tedeschi sarebbero ancora armati gli uni contro gli altri. La mobilitazione per la pace è fondamentale ed urgente».
Lei descrive la linea del Pd. Ma Rete pace e disarmo ha posizioni molto diverse, chiede una Ue “non allineata” con nessuno, attacca la Nato, non cita quasi mai Putin. E voi avete firmato il manifesto del Pse che prevede di investire nell`industria della difesa europea.
«Io sono favorevole alla creazione di una difesa comune europea, che deve avere capacità di deterrenza. Non facciamo finta di non avere un leone affamato fuori dalla porta di casa. Voglio avere il diritto di avere le mie porte ben difese. E certo dobbiamo fare in modo che il disarmo sia concordato e multilaterale. Dopodiché questo non significa che dobbiamo esportare la democrazia con le armi. Faccio notare che noi europei non spendiamo poco in difesa, spendiamo più della Russia, ma c`è un problema di coordinamento. Io dico: c`è la possibilità di avere un equilibrio serio, tra il pacifismo tout court e chi pensa che la forza sia la soluzione? Io penso di sì, e l`Europa è la risposta. Ma la mancanza di diplomazia, di dialogo, porta al disastro».
Il Pd rivendica il pluralismo interno. Ma non manca un po` una sintesi? Non si rischia di fare il “pendolo” tra pacifismo e atlantismo?
«Io sono contento che ci sia questa apertura di posizioni, questa capacità di confrontarci tra di noi. Ci consente di crescere insieme. Le sintesi sono sempre complicate, ma le abbiamo già fatte. Restiamo un partito europeista, coscienti che ci sono tanti attori e dunque multilateralisti. Siamo coscienti che ci vuole una difesa comune europea e una politica estera europea, e allo stesso tempo sappiamo che non è l`uso della forza che permetterà di esportare i valori in cui crediamo. Su questi punti mi sento molto a casa mia nel Pd».