Senatore Graziano Delrio, sulla cittadinanza Antonio Tajani ci riprova: lei ha capito se fa sul serio oppure no?
«A parole la loro proposta è molto seria, ma in politica alle parole devono seguire i fatti, altrimenti è una dichiarazione di intenti che lascia il tempo che trova. E per adesso i fatti mancano».
Quali sono i fatti che mancano?
«Dovrebbero chiedere di incardinare la legge in Commissione e iniziare la discussione in Parlamento, noi come opposizione non abbiamo la forza per imporlo. Ormai è la seconda estate che ci avvitiamo in questo dibattito, ma così si rischia di deludere, ancora una volta, le attese di centinaia di migliaia di ragazzi che sono italiani di fatto, ma non di diritto. Sono convinto che se lo facessero si riuscirebbe a trovare una maggioranza per approvarla».
Voi del Pd avete depositato un vostro testo: siete disposti a rinunciarvi per sposare quello più restrittivo firmato da Forza Italia?
«Fare anche solo un piccolo passo avanti sarebbe positivo. Per cui sì, possiamo partire dalla loro piattaforma e discutere serenamente mettendo davanti a tutto il bene – ripeto – di centinaia di migliaia di bambini e adolescenti che studiano coi nostri figli, parlano italiano, non possono andare a trovare i nonni in Marocco sennò interrompono il percorso per la cittadinanza. Chi dice che hanno gli stessi diritti dice una bugia».
Ma perché è così importante questa battaglia?
«Se riconosci la cittadinanza con qualche anno di anticipo, il Paese ne guadagna. Studi autorevoli dimostrano che integrare non è un costo, ma è un investimento perché migliora il rendimento scolastico dei ragazzi immigrati e vale anche per gli adulti: una volta integrati producono più ricchezza e non danno problemi di sicurezza».
Nella maggioranza però FI è isolata: dove troverete i numeri?
«Ci vorrebbe un po` più di coraggio. La politica, come diceva Hannah Arendt, è libertà. Perciò intanto occorrerebbe non aver paura del dialogo e iniziare il confronto in Parlamento, che è sovrano: noi siamo stati eletti non per obbedire alla presidente del Consiglio o alla maggioranza ma per far avanzare il Paese, anche sul piano dei diritti. Tajani l`ha detto, bisognerebbe che lo mettesse in pratica. E potremmo persino avere delle sorprese. Come anche sul fine vita: serve una valutazione libera delle Camere, non costretta dalle gabbie dei partiti. Per fare la migliore legge possibile, su quello come sullo Ius scholae».
Ma perché non l`avete fatto voi quando eravate al governo?
«Se avessimo avuto la maggioranza che ha oggi Meloni l`avremmo approvata in pochi mesi. Nel 2017 lo Ius Scholae era passato alla Camera ma fu fermato al Senato da Alfano, che era al governo con noi, e Gentiloni scelse di non mettere la fiducia. Ricordo bene questo passaggio: non è vero che ci fu un tentennamento del centrosinistra, ma solo di quella componente moderata».
Secondo Donzelli, n.2 di FdI, è un tema che non interessa agli italiani.
«Io invece penso che gli italiani siano un popolo maturo e intelligente, mentre spesso in Parlamento si discute di leggi inutili. Sanno che la riforma renderebbe il Paese più forte e più giusto. Grazie al contributo che questi ragazzi darebbero allo sviluppo economico, sociale e morale, come avviene negli Stati Uniti o in Canada. Quando l`immigrato si sente straniero nel luogo dove magari è nato non è una risorsa, può diventare un guaio».
La Lega però ha già avvertito che non passerà mai: davvero pensa che il centrodestra possa rompersi per dare più diritti agli immigrati?
«Le battaglie per i diritti civili sono sempre difficili. Ci vuol pazienza e tenacia. Anche quando in America si cominciò a parlare di abolire la schiavitù tanti temevamo che sarebbe crollata l`economia. L`avanzamento dei diritti l`ha fatta diventare un grande Paese. C`è voluto il coraggio della politica».
E quindi? Qual è la sfida che lancia l`opposizione a Tajani?
«Nessuna sfida. Abbia il coraggio di portare avanti le sue idee perché, se anche non coincidono con le nostre, il bene dell`Italia viene prima. È anche quello che chiedono la Cei e centinaia di associazioni. È un passo necessario. Se intende arrivare fino in fondo, noi ci siamo».


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