Graziano Delrio, si moltiplicano le iniziative per la pace. A quella davanti all`ambasciata russa siete andati voi, ma non è andato Conte. Quello che un tempo era il campo largo si divide le piazze e litiga sulla pace.

«Questa manifestazione davanti all`ambasciata russa è stata organizzata dai movimenti per la pace, noi non abbiamo voluto metterci il cappello. Io sono convinto che vadano appoggiati tutti gli sforzi per la pace».

Lei andrà anche alla grande manifestazione per la pace di metà novembre?

«Sì, le piazze per la pace sono utili alla politica e alla democrazia. Questo però non significa fare confusione tra chi è l`aggredito e chi è l`aggressore offuscando la verità. Del resto, con i nostri voti in Parlamento abbiamo appoggiato chiaramente il diritto alla resistenza di un popolo che ha subito un`invasione. Non ci sono ambiguità. Non pensiamo che quella linea sia fallita come stanno dicendo in questi giorni i 5 Stelle, perché se non ci fosse stato l`invio delle armi Putin avrebbe annesso l`Ucraina come ha fatto Hitler con i Paesi che ha invaso. Il pacifismo non significa girarsi dall`altra parte quando qualcuno commette una grave violazione dei confini come è successo in Ucraina. Pacifismo significa non arrendersi alla sola logica bellica, ma cercare di costruire una via di pace».

Ma fare la pace adesso significa farla alle condizioni di Putin.

«No, deve essere una pace giusta. Per ora invochiamo tutti quanto meno una tregua, un cessate il fuoco, perché la guerra la stanno pagando i civili, il popolo ucraino, con la morte e con sofferenze enormi. Quindi chiedere una tregua non equivale a chiedere una resa. Ma credo che sia miope non vedere che c`è la necessità di mettere in campo una grande azione diplomatica».

Lei quindi pensa che tocchi anche all`Europa mettere in campo quest`azione?

«Sì, l`Europa deve fare un salto di qualità e prendere un`iniziativa per la de-escalation del conflitto. E vedo che anche la Cina e l`India si stanno muovendo lungo questa strada».

Ma lei pensa veramente che Putin voglia la pace senza avere niente in cambio, lasciando l`Ucraina?

«La responsabilità di dire di no sarà di Putin, ma noi dobbiamo mettere in campo quest`offensiva di pace. Perché la pace non significa arrendersi alla logica del più forte ma combattere per ristabilire la giustizia».

Ma Zelensky non sembra affatto propenso a trattare la pace con Putin.

«E evidente che non si può chiedere a Zelensky di prendere lui l`iniziativa. Non si può certo pretendere che un popolo assediato sia propenso ad aprire delle trattative. Bisogna aiutare questo processo dall`esterno. In queste ultime due settimane si sono visti dei movimenti delle grandi potenze, la Cina e l`India a cui accennavo prima, ma anche gli Stati Uniti. E io credo che anche l`Europa dovrebbe giocare un ruolo che non sta più giocando in questa fase. Mi rammarico molto che non sia protagonista in questo sforzo, che non abbia maggiore determinazione, visto che questa è una guerra europea, ma se lo fanno Cina e Stati Uniti per me va benissimo, l`importante è che qualcuno si muova. Anche perché, purtroppo, l`Onu è impotente per le sue stesse regole».

Non crede di peccare di ottimismo? Le condizioni per una pace al momento non sembrano proprio esserci.

«Io sono convinto che la guerra non sia la prosecuzione della politica con altri mezzi come sosteneva von Clausewitz. Al contrario, la guerra è la sconfitta della politica. E quindi penso che ora sia necessario e possibile un salto di qualità politico che ponga fine a questo conflitto».

Il Pd quindi non si dividerà sulla pace?

«Noi non ci divideremo, abbiamo tutti chiaro in testa di chi siano le responsabilità di questa guerra e la necessità di fermarla».


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