Il fatto che non ci sia ancora una difesa comune europea dipende anzitutto dalla «mancanza di volontà politica», perché «non c`è alcun impedimento tecnico: si può fare, basta volerlo». Il senatore dem Graziano Delrio non ha dubbi sulla direzione da prendere rispetto al Rearm Eu, ma per scongiurare che si riduca a una serie di «inutili progetti di riarmo nazionale» occorre la stessa determinazione mostrata dalla piazza di Roma sabato scorso, occorre cioè «costruire un`Europa che si viva e si senta come una Patria».
Delrio, ci spieghi meglio la sua posizione sul Rearm Eu.
Innanzitutto, non stiamo parlando di riarmarci per invertire la logica di cooperazione e pace che ha fatto grande l`Europa. Il nome scelto per il piano è completamente sbagliato. Parliamo di come difendere l`Europa in quanto spazio di pace e libertà e di come proteggere la sicurezza degli Stati dell`Unione. Come ha detto Mario Draghi in Senato, dobbiamo avere un concetto largo di sicurezza, in cui ci sono anche le spese per la difesa. Il mondo è cambiato: non abbiamo più l`ombrello americano ed è necessario che l`Europa assuma una sua capacità di difesa, autonoma. Per questo abbiamo bisogno di investire in ricerca e sviluppo per tecnologie che serviranno anche per uso civile. Ma questo non si può fare armando i singoli Stati.
Perché no?
Perché gli Stati europei stanno già spendendo per la difesa più di Cina e Russia. Ma parliamo di centinaia di miliardi spesi male perché la nostra capacità di difendere lo spazio europeo è limitatissima.
Però il piano prevede esattamente il riarmo degli Stati nazionali.
Sì, ma c`è un aspetto positivo: è un passo con cui si prende coscienza del fatto che l`Europa deve prendere in mano il suo destino. A mio avviso, però, il Rearm Eu, come fu per il fondo Sure e il Next generation, deve mettere a disposizione risorse per progetti che mirano a costruire la difesa comune, che sviluppano sinergie industriali e sostengano le nostre aziende. Oggi con gli acquisti di armi finanziamo per circa il 70% aziende americane. Quindi non è pensabile che ogni Stato si faccia il suo esercito senza coordinamento.
Ma questo non è previsto.
Infatti dobbiamo cercare di incidere sul Libro bianco della difesa europea, per costruire appalti comuni, coordinare gli interventi e favorire sinergie tra gli Stati. C`è uno studio del Parlamento Europeo del 2021 che dimostra come, in presenza di investimenti comuni e acquisti congiunti, si potrebbero risparmiare più di 40 miliardi all`anno sulla spesa europea. IlRearm Eu deve essere un primo passo in questa direzione. Questo renderebbe più efficace anche il nostro potere di detenenza.
Qualcuno direbbe che è la pace la migliore deterrenza.
L`Europa è un progetto di pace, ma la pace non significa girarsi dall`altra parte di fronte all`ingiustizia e a violazioni dell`ordine internazionale, significa anche prepararsi a difendersi.
Quindi il governo si muove nella giusta direzione?
Non direi: mentre De Gasperi evocava una difesa comune su cui costruire un unione federale, l`Italia di oggi ha la Lega e Fdi contrari a costruire un`Europa politica, che invece sarebbe l`unico vero motore di pace: una politica estera comune di cui la difesa è solo uno strumento. Ma oggi questo sogno degasperiano è tradito perché prevale la postura nazionalista dei singoli governi.
Senta, ma se l`obiettivo è migliorarlo, perché alcuni dem hanno votato a favore del Libro bianco contro l`indicazione della segretaria?
L`hanno fatto, come hanno fatto i socialisti spagnoli e altri, ritenendo che sia migliorabile, ma reputando che al momento è necessario essere parte di questo processo. La preoccupa il quadro internazionale che si va delineando?
Sì, per questo serve unità. Stiamo resistendo ai dazi solo perché abbiamo dato al livello sovranazionale la delega a trattare il commercio internazionale, cedendo questa competenza per essere più forti. I dazi, la guerra agli organismi multilaterali e il riarmo degli Stati nazionali: questi tre errori portarono alla Seconda guerra mondiale, per questo l`Italia deve restare dalla parte della libertà, della pace e del multilateralismo.