Graziano Delrio, il Pd è sembrato timido nell`offrire solidarietà alla ministra Roccella. Perché?
«Io a Roccella esprimo solidarietà piena, perché siamo irriducibilmente antifascisti – risponde l`ex ministro del Pd, capofila dei cattodem -. Come diceva De Gasperi, che istituì la festa del 25 aprile, la questione dell`antifascismo non riguarda la tessera di partito che hai in tasca, ma il metodo nella vita pubblica. E antifascismo significa far parlare gli altri, altrimenti si trasforma l`avversario in nemico cioè in uno da cancellare, senza diritti, che è esattamente quello che contestiamo alle democrazie illiberali alla Orbàn. Dopodiché non facciamo di questa vicenda un castello: se non sono i giovani a contestare, chi deve farlo? Forse la ministra poteva attendere ancora un po` sul palco. In ogni caso la mia solidarietà è senza condizioni».
C`è un cortocircuito a destra, che grida alla censura per la ministra della Famiglia, ma tace (o plaude) per quella contro Scurati e per il provvedimento disciplinare contro Serena Bortone?
«Mi pare proprio di sì. Due pesi e due misure. Noi non siamo fatti così. La libertà di parola, l`espressione del pensiero libero va garantita a tutti, anche se le contestazioni fanno parte del mestiere, diciamo. E la stessa garanzia andrebbe data a Bortone e Scurati. Quello che la Rai sta facendo col provvedimento disciplinare nei confronti della giornalista è inaccettabile. Siamo alle intimidazioni. Anzi, alle randellate. Anche se poi a volte ritirano la mano. Bisogna essere molto attenti a questi episodi. La storia non si ripete mai nella stessa maniera, però..».
Vede davvero un ritorno del fascismo?
«Noto un ritorno di circostanze ed esiti simili».
Parliamo di natalità. Giusto un anno fa il ministro Giorgetti prometteva uno “shock” fiscale per le famiglie con figli. Che fine ha fatto?
«Come avevamo previsto, non c`è stato. Siamo alle solite promesse. I dati dell`Istat hanno dimostrato che l`assegno unico, che abbiamo fatto noi con l`assenso di tutti, ha portato un beneficio medio di 670 euro per famiglia, specialmente per quelle meno abbienti. E ha dimostrato che nel 38% dei casi si tratta di nuovi beneficiari. Abbiamo fatto giustizia. Le riforme vere hanno un impatto così, redistributivo. Il governo fino ad ora ha solo impiegato i risparmi degli stanziamenti che avevamo fatto noi. Ed è tornato alla logica dei bonus, di corto respiro. Viene il sospetto poi che vengano prorogati di anno in anno perché così si ha un`arma di propaganda elettorale. Non dimentichiamo anche la cancellazione di Opzione donna, che ha impedito la cura dei nipoti da parte di tante nonne».
E oggi la ricetta del Pd qual è?
«Intanto l`assegno unico andrebbe potenziato. Poi bisogna investire sugli asili nido, sulla casa, che è un problema ossessionante per le giovani coppie. E introdurre un congedo paritario più lungo anche per i papà. I modelli sono quelli. Le risorse sono sempre state scarse ma la politica per le famiglie avrebbe dovuto essere il cuore dell`agenda di governo. Sono rimasti solo gli annunci».
Quando si parla di soldi, Meloni cita sempre la voragine del Superbonus.
«Ma non si può tirare sempre in ballo il Superbonus. Anche noi quando siamo stati al governo avevamo delle difficoltà, ma abbiamo tirato fuori tante risorse su questo tema. Per l`assegno unico solo l`investimento iniziale è stato di oltre 6 miliardi».
A frenare la natalità sono anche i salari bassi, la precarietà. Ha fatto bene Schlein a firmare il referendum della Cgil?
«Non credo che con i referendum della Cgil si risolva il problema dei salari bassi. Ma non voglio eludere la domanda: credo che un partito debba affrontare politicamente, in Parlamento, gli effetti della riforma del Jobs Act, anche per migliorarla. Non ho votato questa riforma per affamare gli operai, ma perché avrebbe superato i co.co.pro e queste formule di precariato. Perché ha abolito le dimissioni in bianco. Non farò abiure».
Da cattolico del Pd, direbbe mai che l`aborto “non è un diritto”, come ha fatto il vostro candidato Marco Tarquinio?
«Io avrei detto così: l`aborto è un diritto sancito dalla legge. Ma è un diritto non incondizionato, non puoi abortire un bambino dopo 6 mesi di gravidanza. È una dolorosa necessità che lo Stato ammette nel caso in cui la donna liberamente non sente di continuare la gravidanza. È appunto una necessità, ma dolorosa. Dopodiché non giudicherò mai chi è costretto a fare questa scelta».
Che ne pensa dei Pro vita nei consultori, come propone il governo?
«La legge già prevede casistiche simili. La 194 non va cambiata, punto. Mi è sembrato poi assurdo pensare di foraggiare questa operazione con i fondi del Pnrr. Lo dico conoscendo e apprezzando tutti quelli che aiutano le donne a fare una scelta libera».


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