«Il naufragio di un barcone ieri a largo della Libia è una pessima notizia, ma non abbiamo mai pensato che questo dramma si potesse risolvere da un giorno all`altro. Il governo sta adottando una strategia complessiva per accogliere chi ne ha diritto, sconfiggere i trafficanti di esseri umani e sostenere le politiche di sviluppo dei Paesi di provenienza. In questo quadro è importante il ruolo e il nostro sostegno alla guardia costiera libica che, pur nella tragedia, è intervenuta per salvare vite umane». Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa del Senato è reduce da una missione in Libia dove, a Tobruk, ha incontrato i membri del Parlamento dell`Est del Paese che non ha ancora ratificato un accordo con il governo di Tripoli.
La Libia è un Paese ancora diviso, ma fino ad oggi avevamo privilegiato il dialogo solo con Sarraj. E cambiato tutto con il vertice tra Minniti e Haftar nei giorni scorsi?
«I dialoghi con Tobruk erano in corso da tempo attraverso continui scambi epistolari con i componenti del Parlamento. Un dialogo che ha rischiato di
interrompersi anche a causa della tanta disinformazione che nel Paese nordafricano viene utilizzata per destabilizzare ancor di più la situazione. Da ciò erano nate anche le dichiarazioni polemiche da Tobruk, in particolare quelle durissime dopo la richiesta di Sarraj di avviare una missione bilaterale con le nostre navi a supporto della guardia costiera di Tripoli».
Quali elementi hanno consentito la ripresa delle trattative con Tobruk e Haftar?
«Certamente l`incontro tra Minniti e il generale è servito a chiarire molte cose. Dopodiché, in accordo con la Farnesina, ho potuto recarmi in Libia per illustrare ulteriormente la strategia complessiva dell`Italia: dall`ospedale allestito a Misurata, agli accordi con i sindaci libici, fino alla nostra missione navale in ausilio alle autorità tripoline. Ho spiegato che la nostra presenza non vuole essere in alcun modo una violazione della sovranità nazionale, ma semplicemente un aiuto su più fronti per raggiungere il traguardo della stabilità nel Paese in accordo con le iniziative che sta assumendo il nuovo incaricato Onu, Salamè».
Martedì prossimo Haftar sarà in Italia per un vertice con il ministro Pinotti. Una notizia che ha fatto scattare proteste da Tripoli e secondo alcuni media – anche la ritorsione di nuove partenze di barconi dalle coste di Sabratah.
«In Libia, se si vuole trovare un accordo, bisogna coinvolgere tutti gli attori in campo. Quanto alle partenze da Sabratah non le collegherei alla visita prevista di Haftar: lì c`è una milizia salafita che sta militarmente sfidando le autorità preposte al controllo delle coste. Di questi scontri che hanno
provocato morti e feriti ne stanno approfittando i trafficanti».
Proprio a Sabratah poche settimane fa dei membri della diplomazia e dell`intelligence di Francia e Regno Unito avrebbero incontrato le autorità locali per criticare la gestione italiana sui flussi migratori. Un`invasione di campo?
«L`ho ribadito anche negli incontri che ho avuto a Tobruk, ci sono molti Paesi che si occupano della Libia, ma gli unici che hanno sincero interesse ad una Libia solida, sicura e sviluppata sono i Paesi limitrofi. Gli altri ci sono solo per salvaguardare i loro di interessi. Mi rifiuto di pensare che questa notizia sia fondata e spero sia così. L`Italia, il Marocco, la Tunisia, l`Algeria e l`Egitto sono davvero interessati alla autonomia, alla stabilità e alla sicurezza del Paese».
Sullo ius soli c`è aria di tempesta nella maggioranza, mentre l`opposizione denuncia che sarebbe un provvedimento che favorisce il terrorismo.
«Nell`attuale fase, ormai pre-elettorale, ogni questione viene strumentalmente esasperata mentre ci sono ampi margini per approvare la legge in questa
legislatura, anche perché se ne discute da tanto tempo. Ma si tratta di una legge troppo importante e dovrà essere portata in Parlamento solo quando ci sarà la ragionevole certezza che sia approvata».
Egitto partner ineludibile in Libia per i solidi rapporti che ha con Haftar. Al vertice Onu di mercoledì scorso, Gentiloni ha ribadito al presidente egiziano al-Sisi di impegnarsi per cercare la verità su Regeni. Intanto però anche dall`Inghilterra, dove ha sede l`università di Giulio, c`è silenzio.
«L`incontro tra Gentiloni e al-Sisi conferma che la ripresa dell`attività diplomatica è stata importante anche per raggiungere la verità sull`omicidio di Regeni, un incontro che non ci sarebbe stato se fosse continuato lo stop alle relazioni. Del resto al nostro ambasciatore in Egitto è stato affidato anche questo compito. Allo stesso tempo trovo incredibile il silenzio delle autorità britanniche e dell`università di Giulio, tutti devono collaborare perché ogni elemento può essere utile per trovare la giustizia che chiediamo fermamente».
A proposito di Regno Unito, sui loro media è filtrata anche la notizia che l`Italia paga le milizie per controllare gli sbarchi.
«Una notizia smentita seccamente dal ministro Minniti al question time alla Camera. Però su questo punto vorrei aggiungere che l`Italia è l`unico Paese che si è fatto carico, anche a livello europeo, del rispetto dei diritti umani. Anche pretendendo dall`Ue che l`Unhcr e l`Oim possano essere sempre più presenti in Libia per vigilare sui fenomeni ignobili che accadono nei campi profughi».


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