Le nostre forze armate sono una garanzia
«L`Italia ha dato fin da subito la propria disponibilità ad essere parte attiva nell`operazione di polizia internazionale in Libia». Il ministro della Difesa Roberta Pinotti è intervenuta ieri alla cerimonia del giuramento dei cadetti dell`Accademia dell`Aeronautica Militare di Pozzuoli; qui ha sottolineato il ruolo e il lavoro che sta facendo l`Italia per fronteggiare l`emergenza sbarchi e l`incubo del terrorismo globale dell`Isis. Poi ha affrontato i temi in modo più dettagliato con il Mattino. «Nella riunione con il premier Matteo Renzi, i miei colleghi Alfano e Gentiloni e il sottosegretario ai Servizi – dice il ministro – abbiamo innanzitutto analizzato la crisi della Libia e le situazioni in costante evoluzione nel Mediterraneo. Consapevoli che il problema è prima di tutto politico. Dal dibattito parlamentare di due giorni fa mi pare evidente che sia emersa la convergenza di molte forze politiche su un punto fondamentale: l`Italia deve chiedere ai partner dell`Ue alcune cose fondamentali».
 Quali?
«Innanzitutto il rafforzamento della missione europea ‘Triton’ sui soccorsi in mare; oltre ad un intervento di polizia internazionale di contrasto alle attività criminali degli scafisti, in modo da fermare la partenza di questi barconi che stanno diventando la tomba di chi fugge da guerre, terrorismo e violenza. E lo schiavismo del ventunesimo secolo e il consesso internazionale non può permettersi di accettare tutto ciò».
Quale sarà il ruolo dell`Italia? Con quali mezzi si interverrà e con quale contingente?
«Tocca alla politica trovare una linea di condivisione in ambito europeo per l`intervento di polizia internazionale, mentre saranno i tecnici militari a dover definire il modo. L`Italia è pronta ad un ruolo da protagonista. Le nostre forze armate sono preparate e da tempo studiano i diversi scenari di guerra di questa crisi che è alle porte dell`Europa. L`Italia è già molto impegnata nella lotta all`Isis e arriverà ad impegnare 525 militari nella coalizione internazionale». 
Resta la questione di fondo della stabilizzazione della situazione politica in Libia.
 «Questo resta, a giudizio del governo italiano, il punto fondamentale. Servono due tipi di solidarietà. La prima, di natura internazionale, deve coinvolgere l`Onu con la creazione di punti raccolta dei profughi in Libia e negli Stati confinanti. Poi c`è l`intervento che spetta a tutti i 28 Stati dell`Unione: soccorrere i profughi in mare e accoglierli nelle strutture dislocate in tutta Europa e non solo in Italia. Il nostro Paese non deve e non può essere lasciato solo».
A proposito dell`intervento di polizia internazionale, nelle ultime ore si è sollevata una polemica sulla dotazione dei droni italiani che non hanno armamenti e che potrebbero essere poco efficaci in missione.
«È vero che l`Italia utilizza i droni non armati per le ricognizioni, ma la discussione sull`equipaggiamento per arrivare a colpire gli obiettivi indicati è un tema di discussione che la Difesa non ha mai affrontato. Sono decizioni complesse e serie che non possono essere trattate con superficialità».
Ma c`è un piano militare al momento?
 «Certo, abbiamo una serie di piani di azione utili a seconda delle situazioni ma ovviamente sono tutti coperti da segreto. I nostri militari sono tra i più preparati in Europa, come sanno all`Onu e alla Nato. Nelle scorse settimane la Lituania e i Paesi baltici ci hanno chiesto espressamente di prorogare di altri quattro mesi la missione dell`Aeronautica per il pattugliamento e la difesa del loro spazio aereo, per il timore di ripercussioni dalla tensione Ira Russia e Ucraina. È un ulteriore riconoscimento della considerazione positiva che si ha nel mondo dei nostri militari».
La pacificazione in Libia resta una condizione quasi imprescindibile per il successo dell`intervento militare. L`amicizia dell`Italia con alcuni partner mediorientali può risolvere il problema nei rapporti coni due governi libici di Tobruk e Tripoli?
 
«L`Italia viene percepita come una nazione dialogante. Questo ci agevola nei rapporti con altri Stati. A cominciare dall`Egitto, ma anche con la Turchia, il Qatar, la Tunisia (ieri l`incontro con il ministro della difesa tunisino), gli Emirati Arabi. Il lavoro che si sta cercando di fare è comporre finalmente il dissidio Ira tutte le fazioni belligeranti libiche per convincerle a riconoscere un unico governo che sia l`interlocutore per tutti. Un lavoro che cerchiamo di fare con le nazioni amiche dell`Africa del nord e del Medioriente, supportando il lavoro dell`inviato Onu Bernardino Lèon. Dobbiamo impedire che le infiltrazioni dell`Isis si consolidino in Libia».
 Il blocco navale resta un`ipotesi di intervento? Una sorta di ‘piano B’?
 «Il blocco navale è uno strumento che esiste, ma dipende dal motivo per il quale lo devi utilizzare. È chiaro che per impedire che le navi affondino, una ipotesi può essere il blocco navale, ma la situazione va considerata nel suo complesso. E in questo scenario i tecnici ritengono che il blocco navale non sia lo strumento che serve per contrastare gli scafisti. Il generale Graziano, capo dello stato maggiore è stato è stato molto chiaro».
Nel Libro bianco è tratteggiato il futuro delle Forze armate. Tante eccellenze, come le Frecce Tricolori e l`astronauta Cristoforetti, La proroga «Tensioni nell`Est: garantiremo prima donna astronauta che ha studiato qui a Pozzuoli.
 «La pattuglia delle Frecce Tricolori aprirà l`Expo di Milano. Ma è l`intero sistema delle nostre forze armate ad avere eccellenze da valorizzare con il merito. Nel Libro bianco si va in quella direzione. Se la Cristoforetti ha raggiunto certi livelli è anche grazie alla preparazione che le hanno dato le nostre forze armate».

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