“La necessità di intervenire nella materia delle associazioni sindacali tra militari nasce dalla nota sentenza n. 120 del 13 giugno 2018 della Corte costituzionale, che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 1475, comma 2, del codice dell’ordinamento militare.
L’esperienza delle rappresentanze militari ha avuto il merito di consolidare progressivamente, acquisendo una precisa e puntuale valenza, sia con le amministrazioni di riferimento sia con il Parlamento.
Ora, a seguito dell’intervento della Corte costituzionale, peraltro conseguente a un mutato orientamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, è divenuto ineludibile un intervento che aggiornasse gli strumenti di tutela rappresentativa, introducendo il diritto all’associazionismo sindacale e un più compiuto quadro di tutele, consentendo all’ordinamento militare di compiere un nuovo passo in avanti.
Ricordo che Forze armate, Carabinieri e Guardia di Finanza, annoverano oggi complessivamente circa 350.000 operatori e rappresentano quindi un segmento di particolare rilievo nell’ambito della pubblica amministrazione.
Le Forze armate – per adempiere al ruolo che la Costituzione e le leggi dello Stato affidano loro – hanno, però, anche l’assoluta necessità di garantire seriamente la disciplina interna e la coesione lungo tutta la scala gerarchica.
Sono ormai trascorsi oltre tre anni dalla nota sentenza della Corte costituzionale e, dopo le circolari del Ministero della difesa che hanno consentito l’avvio di questa nuova stagione con le prime registrazioni delle associazioni professionali a carattere sindacale, siamo ancora in mezzo al guado. Per questo il provvedimento che oggi votiamo è di portata epocale per le nostre Forze armate e di polizia a ordinamento militare: è un testo equilibrato e puntuale che prevede passaggi successivi nella parte di delega e nei decreti attuativi”. Così il senatore Vito Vattuone, capogruppo Pd in commissione Difesa nella sua relazione sul ddl Sindacato militari.


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