Senatrice, qual è oggi il significato del Pride e come commenta le polemiche che non ne hanno colto il significato liberatorio e inclusivo?
«Pride significa orgoglio e mai come in questo momento le persone che si sentono discriminate devono chiedere uguaglianza e pari dignità con estremo orgoglio, appunto, rivendicando la loro differenza come un valore per l’intera società e non come una questione che li può escludere. Inoltre, mai come in questo momento in cui c’è un governo pericoloso che vuole oscurare la questione, i pride diventano importanti momenti democratici di rivendicazione dei diritti. Sono quindi molto felice della scelta di Cielo e Sky di fare questo programma: una legge si ferma quando esce sulla Gazzetta Ufficiale, ma continua a camminare e dà messaggi positivi quando diventa cultura. Per contrastare l’onda nera c’è bisogno di fare crescere infatti la cultura dei diritti: ben ben venga quindi la tv se dà visibilità a questa giusta richiesta di uguaglianza».
Prima della messa in onda risponderà alle domande dai telespettatori a Pronto Cirinnà. Ha ricevuto complimenti ma anche insulti: che cosa le hanno rimproverato e per che cosa l’hanno ringraziata?
«I rimproveri sono sempre gli stessi, quelli che mi arrivano alla mail del Senato e sono stati oggetto, insieme alle lettere positive, del mio libro L’italia che non c’era. Chi mi critica sostiene che la legge dà uguaglianza di diritti a persone che questi diritti non li meritano, perché avendo una relazione omosessuale o lesbica offendono la coscienza e il buoncostume, quell’idea di famiglia tradizionale e cattolica che comprende una madre, un padre e dei bambini. Le lettere di ringraziamento riguardano invece ragazzi che hanno fatto l’unione civile e ora vivono liberamente il loro orientamento sessuale, dimostrando ciò che io dissi tanti anni fa: se mai questa legge vedrà la luce, porterà felicità e libertà nella vita delle persone».
In tema di diritti, chi è più esposto alle politiche di questo governo?
«Siamo tutti esposti: dove vengono a mancare diritti o si arretra sulle libertà e sui diritti civili – che sono diritti umani – rischia l’intera collettività. Se perde i diritti l’amica lesbica o l’operaio precario, perdo anche io, perché c’è un arretramento di un contesto sociale dove si migliora solo quando tutti sono inclusi e felici. Facciamo un esempio duro: il diritto di interrompere una gravidanza. Tutte vogliamo che quel diritto ci sia, ma tutte noi speriamo di essere sempre in meno a utilizzarlo, è un paradosso ma è così: speriamo che meno donne siano esposte a quel dolore che è un’interruzione di gravidanza».
Sembrava che il Paese si stesse aprendo, ma ora è più cupo, anche dal punto di vista del razzismo…
«Molta di questa visione per cui improvvisamente gli italiani sono diventati razzisti e omofobi non è reale. Questa percezione avviene attraverso i social e i media, ma nella quotidianità non sento quest’onda cattiva, credo che sia di più un fomento. Mi ricordo un personaggio di Antonio Albanese, “il ministro della paura”: credo che Salvini, Di Maio e Toninelli si siano messi a fare i ministri della paura. A loro fa comodo fomentare la paura per giustificare le loro politiche estreme e il fatto che, da oltre 150 giorni, non hanno fatto nessun atto concreto, ma solo minacce. L’ultima riguarda la scorta di Saviano: non è un ministro che può decidere se togliere la scorta o meno, o chiudere un porto, ci sono commissioni: Toninelli non ha nemmeno idea di cosa sia il diritto navale internazionale. Loro fomentano, fanno tweet ma di concreto che cosa è uscito dal consiglio dei ministri fino ad oggi?».
Che cosa la spaventa maggiormente di questa situazione?
«Mi spaventa e mi intristisce il silenzio delle donne ministro. Non perché le donne debbano parlare di alcuni temi, perché in realtà dovrebbero parlare di tutto, ma devono farlo con l’autorevolezza e una capacità di visone di genere che noi possiamo avere su molte cose. Melania Trump che dice ai bambini in gabbia “vedrò io come aiutarvi” non ha un riscontro in Italia».
Quale altra donna l’ha colpita, oltre a Melania Trump?
«Mi ha scioccato la foto postata da Elisa Isoardi su Instagram: una donna disperata, con gli occhi addolorati e smarriti, di una donna che cerca qualcosa dentro se stessa. Non giudico la supplica alla Madonna, anzi: chi ha fede è più fortunato di me, che invece devo cercare la forza in me stessa, nelle persone che amo e che lavorano con me».
Quale pensa sia la ragione di quella preghiera social della Isoardi?
«Io non la conosco personalmente, quindi non mi permetto di dare interpretazioni, che potrebbero essere infinite: può essere il lato buono di una coppia nella quale una persona sta facendo il “cattivo”, oppure una donna preoccupata del suo futuro accanto a un uomo che sta fomentando la parte peggiore del Paese, oppure un modo per chiedere di essere sostenuta in un momento importante della vita, magari per una svolta lavorativa. Non lo so, ma da donna mi sento di mandarle un pensiero positivo: spero che quegli occhi tornino a essere quelli di una bellissima donna che merita la felicità nella vita».
Quali saranno le sue prossime imminenti battaglie per i diritti come membro dell’opposizione?
«Ho già presentato due testi di legge importanti. Il primo per introdurre il reato di omofobia, perché a causa di questo fomento dell’odio assistiamo a un aumento di casi di omofobia e di cattiveria. Ho presentato anche un testo per arrivare in Italia al matrimonio egualitario, perché l’articolo 3 della Costituzione parla chiaro: la legge è uguale per tutti. Essendo arrivata in commissione giustizia, sarà quello il luogo per le mie battaglie: sarò l’argine più alto contro quest’onda nera che cerca di depauperare le persone dei loro diritti civili».
Intanto il mondo va avanti e l’OMS ha tolto la transessualità dalla lista delle malattie mentali, classificandola come condizione di vita sessuale. Come commenta questo passo avanti?
«Si tratta di un passo avanti importantissimo, è evidente che la transfobia va combattuta. Penso che ci voglia anche un grande sforzo di tutte le persone transessuali, che riescano a dimostrare che la loro è una scelta di vita perché prigionieri di un corpo in cui non si riconoscevano. La cosa più bella di cui ti parlano queste persone è il momento in cui si sono liberati, dal punto di vista psicologico e fisico, di un corpo che non rispondeva al loro sentire. Nessuno di noi li può giudicare».
Il ministro Fontana l’ha bloccata su Twitter: l’ha riammessa tra gli “eletti”?
«No, sono ancora bloccata. Mi sono data una regola nella vita: i rapporti umani vengono prima di qualunque cosa, quindi ho pensato fosse opportuno, visto che già avevo avuto delle schermaglie sui giornali, andare a presentarmi al ministro Fontana. Gli ho teso la mano, dicendo che siccome ci siamo “presi” sui giornali, volevo conoscerlo di persona, e lui mi ha sorriso e mi ha detto che era abituato agli attacchi. Io gli ho risposto che ero abituata alle battaglie e ci siamo augurati buon lavoro. E poi mi ha bloccato su Twitter!».
Suo marito ha quattro figli: come hanno preso in famiglia le sue battaglie e quali hanno appassionato di più i ragazzi?
«Sicuramente il tema relativo alle unioni civili e in generale alla famiglia, perché i figli di mio marito mi hanno conosciuta quando erano molto piccoli e la visione della famiglia allargata è qualcosa che noi abbiamo elaborato parlandone insieme. Questo humus positivo di crescita dentro un concetto di famiglia allargata ha fatto sì che con loro io abbia potuto dibattere di queste questioni. Anzi, durante la stesura della legge i ragazzi mi hanno spesso dato suggerimenti su come approcciarmi ai diritti dei bambini, dei ragazzi e di chi vive in famiglie arcobaleno».
Da chi o da che cosa trova ogni giorno la forza per portare avanti le sue battaglie?
«La forza va trovata in noi stessi, come una benzina positiva che metti nel tuo serbatoio tutte le mattine, facendo le cose in cui credi. Io sono molto fortunata, perché faccio politica sulle cose in cui credo. La mia formazione personale è quella di pormi sempre in posizione di servizio: se sai fare qualcosa, devi farlo per gli altri. Pensate al verbo e sostantivo “potere”: il sostantivo maschile, che caratterizza molti miei colleghi, significa “il mio incarico, il mio posto, il mio stipendio”. Ma potere è anche un verbo, che declinato nella prima persona singolare è “io posso” fare qualcosa, mettendo al servizio me stessa e le mie capacità per chi ne ha bisogno, per la comunità lgbt, per le donne, per gli ultimi, per gli immigrati, per gli animali. Poi ci sono anche i baci del mattino con mio marito. L’amore carica: per questo penso che la mia legge abbia fatto tanto, perché, se sai amare, l’amore poi si trasmette».


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