Caro direttore, l`Equal Pay Day che abbiamo appena
celebrato il 4 novembre è la giornata istituita dall`Unione Europea per segnare il momento dell`anno in cui, a causa del gender pay gap, le donne iniziano simbolicamente a smettere di guadagnare. In questa fase, un forte allarme devono destare i dati sulla perdita di posti di lavoro femminili negli ultimi mesi. Secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, tra il secondo trimestre del 2019 e lo stesso periodo del 2020 sono andati persi 470mila posti, il 55,9% del totale mentre viene riscontrata una tendenza delle donne (707mila quelle inattive, con un incremento dell` 8,5%, in particolare tra le più giovani) ad allontanarsi dal lavoro rinunciando anche alla ricerca di un`occupazione. In queste ultime settimane, peraltro, si rincorrono le segnalazioni di lavoratrici madri – soprattutto con contratti atipici – costrette a rinunciare al proprio impiego per via delle crescenti difficoltà a gestire un carico di lavoro familiare e di cura dei figli sempre più gravoso sia per via di quarantene e isolamenti cautelativi da pandemia sia per l`indisponibilità dei datori di lavoro a concordare, anche in ragione di suddette circostanze, forme più flessibili di svolgimento delle mansioni.
Ci troviamo pericolosamente di fronte al rischio, che per moltissime donne è già realtà, di un dramma personale e collettivo, umano e professionale, che un Paese civile non può in alcun modo permettersi di tollerare o sottovalutare. Per questo già a maggio avevamo sostenuto e fatto approvare in Senato una mozione che impegna il governo a mettere in campo tutta una serie ben definita e articolata di misure concrete e radicali per sostenere e incentivare l`occupazione femminile cui destinare – questa l`altra importante proposta lanciata con la mobilitazione europea Half of it arrivata fino in Parlamento e verso la quale si è registrata l`attenzione e la disponibilità del premier Conte – almeno metà risorse del Recovery Fund. Di fronte alla perdita costante di posti di lavoro femminili, adesso davvero non c`è più tempo da perdere. In via preliminare va dunque immediatamente attivato un meccanismo di valutazione dell`impatto di genere ex ante, che intervenga su tutte le scelte che governo e Parlamento si accingono a compiere rispetto ai provvedimenti mirati a dare sostegno alle categorie più colpite dalle chiusure decise per rallentare la corsa dei contagi da Covid 19.
Penso in particolare al Dl Ristori e all`annunciato Dl Ristori bis e al piano di spesa delle ingenti risorse messe a disposizione dall`Europa con il Next Generation Eu. Nell`adozione degli strumenti d`azione e nei concreti interventi, che non sono mai neutri rispetto al genere, va valutato in anticipo il loro effetto su donne e uomini con l`obiettivo, che considero primario non per le donne ma per l`intera società di donne e uomini, di salvaguardare il capitale umano, le competenze, il fondamentale contributo femminile di cui è già stato ampiamente dimostrato l`effetto positivo sul Pil nazionale. Oltre ad agire su fiscalità, incentivi, meccanismi di premialità per le aziende che creano valore nell`impegno di ridurre il divario di genere, è fondamentale, da subito, investire sulle infrastrutture sociali necessarie a liberare il tempo delle donne e permettere loro di cercare, trovare e mantenere un posto di lavoro, sui congedi parentali, lo smart working (nel rispetto del diritto alla disconnessione), il rinnovo del bonus baby sitter anche per le donne che lavorano a distanza, corsi di formazione digitale per la riduzione del digital divide. Bisogna inoltre mettere velocemente a punto un piano nazionale dei tempi e degli orari che favorisca la compatibilità tra orario di lavoro e le esigenze derivanti dalla forte riduzione dei servizi proprio per prevenire possibili comportamenti discriminatori. Non è immaginabile per il nostro Paese affrontare le prossime settimane di chiusure, limitazione dei movimenti e degli spazi di interazione e socialità, la lotta al virus sul fronte sanitario, economico, sociale, sacrificando le donne, il loro lavoro, la loro dignità di lavoratrici, di madri, di persone. Il loro contributo, la loro resilienza è fondamentale oggi come lo sarà domani per rilanciare la crescita in senso finalmente più sostenibile, innovativo, equo, paritario. Ma bisogna agire ora e farlo con decisione, concretezza, coesione e senso di responsabilità.


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