Gli insulti rivolti a Giorgia Meloni dal professor Gozzini in generale sono emblematici di un “imbarbarimento” del confronto, ma nello specifico sono la prova di un atteggiamento misogino che fa fatica ad accettare una leadership femminile. Ne è convinta Valeria Valente, presidente dem della commissione Femminicidio.

Cosa l`ha indignata di più di quel video?

«In assoluto, il fatto che qualcuno possa pensare di denigrare in quel modo, prima ancora che una donna, un`altra persona semplicemente perché la pensa in maniera diversa da lui. Dà ancora più amarezza e rammarico che a farlo sia stato un professore universitario che dovrebbe non solo insegnare rispetto per l`altro ma anche avere argomenti per contrastare chi la pensa diversamente. Alle offese ricorre chi non ne ha. Poi, si aggiunge il fatto che quando si tratta di una donna denigrare viene sempre più facile».

Quindi quel linguaggio sarebbe stato inaccettabile verso chiunque?

«Assolutamente sì. Il tema vero è che purtroppo, guardando i numeri e la frequenza, certi toni si usano sempre con più facilità verso una donna. Io non riesco a pensare a una persona dalla quale sono politicamente più distante di Giorgia Meloni, ma non faccio fatica a riconoscere che è una leader. Io penso che in questo caso ci sia un problema proprio a riconoscere una leader perché donna».

Non si accetta l`idea che una donna abbia potere?

«Qui siamo a livello di confronto barbaro, e questo livello di confronto io lo vedo molto meno per esempio con Matteo Salvini che pure tante volte ha usato espressioni forti, o verso qualunque leader maschio. Detto questo, io contesterei questi toni anche se fossero usati nei confronti del leader della Lega o di chiunque altro, su questo voglio essere chiara».

Il suo partito però non si è dimostrato molto attento alla leadership femminile nella formazione del governo.

«Io credo che il Pd abbia fatto del rispetto dell`avversario e della pulizia del linguaggio politico un suo tratto distintivo. Sono stata la prima a non risparmiare critiche però devo ricordare anche quello che è stato fatto per le donne, ci sono tante battaglie di merito e di rappresentanza che il partito ha fatto proprie, dimostrandosi un`avanguardia. Dire il contrario sarebbe ingeneroso. Il tema vero è che il Pd fa fatica a investire e poi a riconoscere le leadership femminili. Il gruppo dirigente, chi decide, è tutto maschile e io non credo non esistano donne brave quanto, o forse, anche di più».

Il professore si è poi scusato con Giorgia Meloni. Quanto ci si deve fidare di certi pentimenti postumi?

«Le scuse sono il minimo, andavano fatte, non le respingerei al mittente. Spero e mi auguro che non solo siano scuse sincere ma anche preludio a un cambio di atteggiamento».


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